Mythic Quest (stagione 3): la recensione

La stagione 3 di Mythic Quest, pur risultando un capitolo di passaggio, conferma l'alto livello creativo raggiunto dalla serie Apple TV+

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La recensione della stagione 3 di Mythic Quest, con episodi distribuiti a cadenza settimanale su Apple TV+

Mythic Quest è tornata con gli episodi della stagione 3 e i nuovi episodi sono più ambiziosi e, come in precedenza, ricchi di momenti divertenti ed emozionanti, risultando tuttavia un capitolo quasi di passaggio nell'evoluzione dei personaggi al centro della trama.

La situazione all'inizio della stagione 3 di Mythic Quest

La storia riprende con Ian (Rob McElhenney) e Poppy (Charlotte Nicdao) che hanno deciso di andare alla ricerca di nuovi stimoli e iniziato a lavorare in modo indipendente fondendo la GrimPop Studios, concentrando la propria attenzione su un progetto inedito intitolato Hera, situazione che fa emergere dei problemi inediti durante la ricerca degli investitori e dell'approccio all'avventura da far vivere ai giocatori.
Tra le fila di Mythic Quest, invece, David Brittlesbee (David Hornsby) ha preso il comando, aiutato dalla sempre determinata (e un po' spaventosa in modo esilarante) Jo (Ashly Burch). Rachel (Jessie Ennis) e Dana (Imani Hakim) sono ancora insieme a livello sentimentale, ma sono separate sul lavoro, mentre Brad (Danny Pudi) e Carol (Naomi Ekperigin) stanno iniziando un capitolo inedito del proprio percorso.

Una narrazione ideata con attenzione

Fin dai primi episodi la serie ripropone la formula vincente che ha portato lo show a distinguersi tra le varie proposte delle piattaforme di streaming: giocando con i contrasti esistenti nelle personalità e negli approcci al lavoro e alla vita dei protagonisti, Mythic Quest riesce a suscitare risate mai forzate in modo intelligente, trovando inoltre un ottimo equilibrio con i passaggi più emozionanti, come l'intera parte della storia dedicata all'uscita di C.W. Longbottom. L'assenza di F. Murray Abraham viene infatti spiegata in modo memorabile nella prima puntata inedita, sorprendendo con la sua capacità di rimanere fedeli alle caratteristiche del personaggio nonostante uno spazio limitato a disposizione per quel passaggio della storia.

La narrazione ideata dagli autori - team guidato da Megan Ganz, Hornsby e McElhenney e a cui hanno contribuito in modo attivo anche Ekperigin e Burch - riesce a procedere senza mai fare passi indietro per quanto riguarda il modo in cui i personaggi si muovono nella realtà dei videogiochi e nei legami umani che si sono formati negli uffici di Mythic Quest.
La produzione ha inoltre compiuto un ottimo lavoro nell'usare le scenografie per rispecchiare le caratteristiche dei protagonisti: l'ego di Ian Grimm e la sua mente leggermente cinica sono ben rappresentati negli spazi asettici e futuristici, mentre l'emotività di Poppy dà vita a un caos nella propria postazione e nel modo in cui gestisce il lavoro. I suoi problemi con l'ideazione di Hera e nel relazionarsi con Dana, Rachel e Jo sono interpretati in un modo ricco di sfumature da Nicdao e la puntata flashback di questa annata permette di inserire questi dettagli in un contesto che li rendono ancora più significativi. Il tuffo nel passato si conferma infatti come una parentesi imperdibile che aggiunge strati emotivi al racconto, facendo conoscere meglio i personaggi agli spettatori che possono vederli sotto una nuova lente.

Puntate ricche di sorprese, tra eventi natalizi e guest star

La terza stagione regala anche una puntata di Natale che segna l'esordio alla regia di David Hornsby e si inserisce senza difficoltà nei momenti più riusciti della serie: il livello di divertimento è davvero alto pur facendo emergere le debolezze e le insicurezze di Britlesbee, solo apparentemente più sicuro nelle proprie capacità anche grazie allo sviluppo di un film che coinvolge anche Joe Manganiello. La guest star è fonte di alcune delle scene più divertenti grazie alle sue interazioni con Jo e Ian, davvero imperdibili.
Jessie Ennis si conferma infatti in grado di rubare la scena ai suoi colleghi, tra pranzi di lavoro e tentativi di formare delle amicizie al femminile, ottenendo sempre risultati irresistibili. L'attrice, con grande naturalezza, delinea una presenza che incute timore e rispetto in egual misura, anche nei momenti di relax.
La serie sa trovare anche il modo di sviluppare in modo credibile la relazione tra Dana e Rachel, all'insegna della crescita personale, e gli sforzi compiuti da Brad e Carol nel farsi strada e trovare il proprio posto in una realtà competitiva che li mette costantemente alla prova. Danny Pudi è davvero brillante nel mostrare come, dopo la condanna affrontata, il suo personaggio sia in grado di ricominciare la propria scalata partendo dal basso, rivalutando il modo in cui deve agire pur mantenendo la sua astuzia e il proprio istinto nel capire come monetizzare idee e progetti.

Una serie in grado di confermarsi

Mythic Quest, ancora una volta, usa molto bene tutti gli elementi a propria disposizione per delineare una comunità in cui ogni membro si scontra e si incontra, compiendo passi in avanti grazie alle dinamiche che si creano progressivamente tra di loro. Non c'è nulla di forzato nell'intrecciarsi di amicizie, amori e rivalità che viene proposto sugli schermi e questo aiuta molto a mantenere alta l'attenzione degli spettatori e a coinvolgerli dall'inizio alla fine. Il susseguirsi degli eventi, tuttavia, sembra essere stato maggiormente ideato per gettare le basi della quarta stagione più che per offrire un racconto autoconclusivo. La costruzione del mondo di Mythic Quest resta quasi impeccabile, ma i dieci episodi risultano forse un numero limitato per riuscire a portare avanti in modo totalmente soddisfacente la storia dei numerosi personaggi coinvolti. I fan possono comunque godersi il percorso estremamente ironico che non perde l'occasione di sorprendere quando colpisce emotivamente gli spettatori con un equilibrio tra onestà e realtà molto rari.
Seguire gli alti e i bassi delle disavventure di Poppy e Ian è un'esperienza sempre in grado di arricchire e far riflettere, ma senza mai mettere in secondo piano la capacità di intrattenere e divertire, caratteristiche che fanno ben sperare per la longevità del progetto.

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