Mythic Quest (seconda stagione): la recensione
La seconda stagione di Mythic Quest conferma il valore del progetto targato Apple proponendo un ottimo equilibrio tra emozioni, riflessioni e divertimento
La prima stagione di Mythic Quest aveva portato gli spettatori di Apple TV+ nel dietro le quinte della creazione di un videogioco di successo con intelligenza e ironia, sfruttando un ambito poco mostrato sugli schermi per proporre la storia di personaggi ricchi di sfumature e in cui, per vari motivi, era facile immedesimarsi e regalavano molte risate e più di un momento un pizzico di commozione. La seconda stagione della serie creata da Rob McElhenney, Charlie Day e Megan Ganz, dopo un memorabile episodio realizzato durante la quarantena e una puntata speciale che collegava i due capitoli della storia, si allontana dagli schemi ormai utilizzati dalle comedy ambientate sul posto del lavoro creando un racconto rilevante, inclusivo, attuale e che sfrutta in modo brillante la scelta narrativa di dare spazio al passato con puntate flashback che lasciano il segno.
Nel corso della stagione la situazione al vertice continuerà a essere particolarmente complessa mentre il team di Mythic Quest lavora a una nuova espansione. Brad diventa un mentore per Jo e fa i conti con un arrivo inaspettato legato alla sua famiglia, oltre ad affidare alle due tester il compito di sviluppare un gioco destinato a cellulari e tablet in grado di ottenere delle entrate economiche, situazione che mette in crisi le due giovani alle prese con capre digitali e situazioni esilaranti. Poppy fatica a trovare l'ispirazione e a lavorare bene in team, situazione che porta Brad a ipotizzare che una "separazione" da Ian sia imminente.
C.W., nel frattempo, ha dei problemi con il suo editore, ottenendo l'aiuto di Poppy e, dopo una puntata in cui si scopre come ha mosso i primi passi nel mondo dell'editoria e ha conquistato il premio Nebula, deve fare i conti con un ex amico diventato rivale, svelando così dei dettagli inaspettati della sua vita.
Le ultime due puntate della seconda stagione gettano poi in modo brillante le basi per il prossimo capitolo della storia di tutti i protagonisti.
La seconda stagione di Mythic Quest alza ulteriormente il livello della serie grazie a un mix irresistibile di comicità e profondità, alternando episodi esilaranti come quello in cui i protagonisti si confrontono con i risultati di un test psicologico a puntate che colpiscono dritto al cuore come accade quando si scopre il passato di C.W.. Gli autori si confermano in grado di andare oltre le aspettative degli spettatori televisivi creando per ogni personaggio un'evoluzione significativa e mai forzata.
David Hornsby è assolutamente irresistibile nel ruolo di David con le sue esperienze quasi esclusivamente disastrose in amore e la poca attenzione da parte dei colleghi, e gli autori hanno regalato all'attore del materiale irresistibile come la sua reazione al test psicologico a cui devono sottoporsi tutti i dipendenti o il suo rapporto con Brad, interpretato da un Danny Pudi in ottima forma che porta in scena nuovi lati del suo personaggio grazie alla presenza di Jo, di cui diventa quasi un mentore, e agli interessanti dettagli riguardanti la sua vita personale e il passato dell'esperto in questioni economiche. Jessie Ennis, invece, ha per fortuna ancora più spazio rispetto alla prima stagione e la spietata assistente viene mostrata mentre si occupa, con risultati tragicomici, di una complicata situazione contrattuale di C.W. e assiste Rachel e Dana nelle prime fasi del loro videogioco. Imani Hakim e Ashly Burch sono davvero brave nel gestire gli alti e bassi della relazione tra le due tester, offrendo un mix di insicurezza e dolcezza che funziona molto bene all'interno di un contesto in cui non manca un pizzico di cinismo e divertente competizione.
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L'assoluto protagonista di questa seconda stagione di Mythic Quest è però F. Murray Abraham: fin dalle esilaranti apparizioni via video appare evidente che C.W. Longbottom abbia un ruolo chiave nelle dinamiche esistenti sul posto di lavoro e nella struttura narrativa e il memorabile episodio flashback - con star Josh Brener, Shelley Henning e Michael Cassidy - regala agli spettatori una storia profonda ed emozionante sui sogni che sembrano destinati a non realizzarsi, sull'incapacità di relazionarsi con il prossimo mettendo da parte le proprie convinzioni, sulla mancanza di umiltà e al tempo stesso sulla sofferenza provata nell'avere una visione che gli altri non comprendono, tutti elementi che spingono progressivamente C.W. a isolarsi, provare risentimento e frustrazione. Come accaduto nella prima stagione, il tuffo nel passato rappresenta una parentesi più cupa e forse tristemente più veritiera della vita quotidiana pur lasciando ancora una volta la porta aperta alla speranza mostrando che non è mai troppo tardi per veder riconosciuto il proprio talento e formare nuovi legami umani all'insegna del rispetto e dell'affetto. Affiancare Backstory! a Peter, in cui Longbottom si scontra direttamente con la sua "nemesi", facendo emergere tutto il rancore e i sentimenti alimentati da anni di mancanza di dialogo, è stata una scelta davvero brillante da parte del team della serie. La presenza di William Hurt nel ruolo dell'ex amico e collega di C.W. è un vero dono per gli spettatori che possono apprezzare il talento cristallino di un attore che sfrutta la propria esperienza per contribuire alla creazione di un racconto sull'amicizia e sulle seconde possibilità che scalda il cuore e l'anima.
Le ultime due puntate della stagione riportano Mythic Quest sui binari già percorsi all'insegna di conflitti sul lavoro, fragilità che vengono alla luce nei momenti di difficoltà, decisioni complicate che potrebbero cambiare la vita e nuovi inizi.
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La serie targata Apple si conferma come uno dei progetti più convincenti e coinvolgenti delle ultime stagioni, in grado di compiere passi in avanti episodio dopo episodio grazie a un sapiente equilibrio tra umorismo e riflessione sull'animo umano. Mythic Quest, con i suoi personaggi irresistibili e in cui è facile immedesimarsi, lascia il segno e si distingue dalle altre comedy ambientate sul posto di lavoro grazie al talento degli autori e dell'intero cast, lasciando la voglia di continuare ad assistere a quello che accadrà ai protagonisti.