Mùsica, la recensione

Vorrebbe rompere tutti gli schemi Musica, invece è ben più convenzionale di quel che non creda, ma lo stesso riesce a essere piacevole

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Mùsica, il film di Rudy Mancuso, disponibile dal 4 aprile su Prime Video

Si agita tantissimo Rudy Mancuso (che questo film lo scrive, dirige e interpreta) per far sembrare Mùsica qualcosa di completamente diverso dal solito, di originale e fuori dagli schemi. In realtà negli schemi ci rientra pienamente, senza nessuna variazione degna di nota: è una commedia romantica con tutti gli snodi abituali, tutti i personaggi e i rapporti convenzionali, addirittura con la medesima impostazione dei rapporti di forza! È la maniera in cui è raccontata, con un uso della musica che invade ogni scena ed è sfruttata per portare avanti le scene, a caratterizzare il film. Si poteva fare di meglio a voler davvero rompere gli schemi, ma lo stesso il risultato è gradevole.

Rudy (il personaggio si chiama come il suo creatore e attore in un atto morettiano di auto-fiction) è un americano di famiglia brasiliana e ha la classica madre immigrata dei film americani (interpretata dalla vera madre di Rudy Mancuso), quella che lo vuole vedere sistemato, che cerca di trovargli una fidanzata e che vuole che sia anche lei brasiliana. Non importa che si parli di ispanici, di coreani, di cinesi, di indiani o di etnie di finzione, il cinema americano racconta tutte le famiglie immigrate e il rapporto che hanno con i figli nati negli Stati Uniti sempre alla stessa maniera: pasti tradizionali, aspirazioni di duro lavoro, mamma chioccia e desiderio di non mischiarsi agli statunitensi. Quando Rudy incontra una brava ragazza brasiliana la cosa porta definitivamente in crisi il rapporto insoddisfacente che ha con la sua fidanzata bianca e ricca.

Ciò su cui in teoria Mùsica punta di più però è la passione sfrenata di Rudy per la musica che sente ovunque, trasformando il paesaggio sonoro di rumori intorno a lui in ritmi o melodie. il film è girato dal suo punto di vista, quindi con una colonna sonora che esce sempre dalle scene (che poi è la sua fantasia), artisti di strada le cui parole parlano della sua vita (e compaiono scritte sui muri), inservienti che puliscono a ritmo e una continua presenza di note ovunque. Le ragazze dovrebbero essere una scusa, un modo per non affrontare il fatto che non riesce a dedicarsi alla musica come dovrebbe per sfondare, e invece sembra il contrario.

Purtroppo Mùsica non fa mai di questa sua impostazione davvero qualcosa di radicale, non la usa cioè per modificare la maniera in cui conosciamo i personaggi o in cui sono descritte le loro peripezie, sono solo degli interludi peculiari. Il film si concentra sulla doppia storia d’amore (come sempre una più sicura e una più rischiosa), blandamente affrontando la parte che invece poteva essere più interessante, cioè come in questi film suoni sempre imperdonabile che un talento non esprime il suo pieno potenziale. Al pari di molti altri protagonisti “con un talento” simili a lui, anche Rudy non si rassegna e insegue un sogno. Ma è un po’ maldestro il modo in cui ci si impegna poco raccogliendo invece dei risultati. Uno spettacolo finale fa capire che questo stesso film che guardiamo è il frutto della realizzazione del sogno del vero Rudy Mancuso, e che mette in scena parte della sua vita. Eppure nonostante sia ben condotto e Rudy Mancuso abbia una faccia (e dei capelli!) finalmente fuori dai soliti volti, Mùsica non sembra mai così sentito e autentico come dovrebbe.

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