Mr. Robot 2x10 "eps2.8h1dden?pr0cess.axx": la recensione

A un passo dalla chiusura di stagione, continua quel grande gioco di stile, scrittura e regia che è Mr. Robot, con un finale sensazionale

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Nel grande gioco di scrittura, regia e stile che è Mr. Robot, lo spettatore trainato dalla visione soggettiva di Elliot diventa lo sguardo non più indiscreto sulla vita privata di un protagonista che non ricorda più. In quel momento, uno dei più geniali – ma ci sarà anche di meglio – del decimo episodio della stagione di Mr. Robot, l'occhio della telecamera diventa il nostro, la storia si ferma un attimo a respirare dall'alto, dandoci qualche minuto per osservare la scena. Quasi fosse ormai un gioco interattivo, la serie di Sam Esmail gioca a carte scoperte, da sempre consapevole di ciò che è, da sempre consapevole che essere onesta con se stessa e con noi è l'unico modo per non saltare lo squalo. Ci riesce? Beh sì, anche se può essere molto frustrante alle volte.

In ogni caso, il finale è alle porte. Il doppio episodio della prossima settimana dovrà necessariamente affrontare una serie di questioni rimaste in sospeso, alcune delle quali sollevate in questo episodio, altre decisamente annose e che ormai hanno esaurito la loro portata. Wellick naturalmente. Qualcosa dovrà accadere, cosa non è facile immaginarlo, ma è chiaro che "Ollie" non può rifiutarsi di aiutare Joanna nel trovare il marito scomparso. D'altra parte Elliot, anche se non conosce i particolari, dà per scontata la sua morte.

Ed è sincero in questo, in fondo ci ha promesso di non mentirci più, e non abbiamo motivo per non credergli, soprattutto nel momento in cui si rivolge a noi per avere aiuto. Ma, Elliot non è solo. C'è Mr Robot con lui, e il personaggio impersonato da Christian Slater non ci ha fatto alcuna promessa. In questo senso, il suo smarrimento e la sua scomparsa improvvisa di fronte ad una certa telefonata sollevano qualche sospetto, ci riportano indietro, ad un subconscio in cui un bagagliaio non doveva essere aperto.

Dov'è Tyrell è la domanda, ma, in fondo, dove si trovano tutti? Dove si trova questo mondo in cui il presidente è Obama, ma il corso della Storia ha preso una piega del tutto diversa? In cui le prigioni mentali diventano prigioni concrete, in cui la rivoluzione stessa non ha idea di ciò che ha scatenato e ha finito per essere inglobata in un cambiamento manipolato, in cui nessuno dei protagonisti ha il controllo su se stesso. A volte la serie ci dà la sensazione di non sporcarsi abbastanza le mani, di vivere al di sopra delle proprie possibilità narrative, giocando a più riprese sul non detto e sull'ambiguità, forte di un protagonista che può vedere tutto e il contrario di tutto. Ma non è solo questo.

Perché Mr. Robot è stile, e ne ha da vendere. L'intero blocco narrativo finale eleva in tensione ciò che manca in chiarezza degli eventi. Ancora una volta, un cliffhanger teso e potente, che martella in sottofondo mentre, senza che ce ne accorgiamo, viene costruito un legame tra le diverse storie. Che infine si riallacciano, quasi tutte, in un finale registicamente anticlimatico, semplice, per questo devastante. Intanto blackout di varia natura sono l'intermezzo di una storia che si avvicina ad un punto di rottura. Fase 2, protagonisti nascosti o tra la vita e la morte, Dark Army, Evil, Fsociety: il finale non potrà rispondere a tutto, né vorrà farlo, data la conferma per una terza stagione.

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