Mr. Robot 2x03 "eps2.1_k3rnel-pan1c.ksd": la recensione
Ossessione quasi religiosa, una trama che si svela a poco a poco: continua la seconda stagione di Mr. Robot
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Facciamo un passo indietro e torniamo all'inizio del discorso. In quella che può essere considerata la scena chiave dell'episodio, il sottofondo musicale è Opening di Philip Glass. Si tratta di una musica che è stata anche utilizzata, non per la prima volta, nella soundtrack di The Truman Show. Forse è una coincidenza, ma considerato che la serie lo scorso anno non si è fatta problemi a utilizzare Where is my mind per indirizzarci con il paragone con Fight Club, forse possiamo concederle il beneficio del dubbio. Quindi, Elliot che fa parte di una cospirazione che lui stesso ha creato, alla quale si sforza in tutti i modi di non cedere, ma alla quale torna sempre, forse perché gli permette di rientrare in quella nicchia di sicurezza e conforto in cui è qualcuno e non solo uno fra i tanti.
Stiamo girando parecchio intorno all'episodio – che pure dura un'ora – e a ciò che è accaduto, ma in realtà è esattamente questo che ha fatto la puntata. Il contenuto esiste in una dimensione sempre mediata da uno stile che le è superiore. Ed è bene così, perché in realtà se si parlasse solo delle indagini condotte da un'agente di nome Dominique e scaturite dalla morte di Romero, non sarebbe comunque un incentivo forte per continuare. E nemmeno lo sarebbero il conflitto emotivo provato da Angela o le preoccupazioni di Darlene. Con Elliot, che torna a rivolgersi a noi nel momento in cui sappiamo che il tentativo di allontanare Mr. Robot non funzionerà, la serie trova sempre un motivo per esistere.