Mother's Instinct, la recensione
Gran duetto di attrici e ottima gestione della tensione le frecce all'arco di Mother's Instinct, remake di un recente thriller francese.
La recensione di Mother’s Instinct, il film diretto da Benoit Delhomme in arrivo al cinema il 9 maggio.
Dimenticate la nostalgia degli anni ‘80: con Anne Hathaway si torna direttamente ai ‘40. Sia Mother’s Instinct che l’imminente Eileen (pur ambientati negli anni ‘60) sembrano rifarsi al cinema hollywoodiano di due decenni prima, epoca di eleganza classica e di grandi ritratti femminili componenti la galassia del “woman’s film”. Mentre Eileen si tuffa a capofitto in atmosfere noir Mother’s Instinct prende la strada del thriller hitchcockiano, quello di Il sospetto o L’ombra del dubbio, dove una persona che credevamo familiare inizia a sembrare sempre più spaventosa gettandoci nella paranoia.
Potrebbe ridursi tutto a un giochino sterile, non fosse che l’esercizio di tensione si lega alle caratterizzazioni in un modo che porta allo scoperto fragilità e sofferenze nascoste: la distruzione dell’equilibrio familiare del personaggio di Hathaway. Ma anche la frustrazione dell’amica, rosa dai sensi di colpa per una maternità che non sente appartenerle fino in fondo e che l’ha condannata ad abbandonare la carriera di giornalista. È la credibilità di queste sfumature emotive, fatte emergere in modo mai didascalico dalla trama thriller, a rendere Mother’s Instinct un character study completo, interessante capitolo del percorso di Hathaway nel recupero (sottilmente politico) di forme melodrammatiche della Hollywood che fu.