Motherland: Fort Salem (seconda stagione): la recensione

Motherland: Fort Salem alla seconda stagione continua a raccontare l'evoluzione delle sue protagoniste in una ucronia stregonesca

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi

Motherland: Fort Salem (seconda stagione): la recensione

La faccenda dei vocalizzi era sicuramente l'elemento che caratterizzava di più la prima stagione di Motherland: Fort Salem. Per il resto, nonostante una premessa abbastanza particolare, la serie Freeform non aveva un worldbuilding molto approfondito. Questa seconda stagione dello show, che da noi è distribuito su Amazon Prime Video, continua su quella falsariga. Nel senso che, a parte un trio di protagoniste caratterizzato e parecchio tormentato, e un personaggio perfetto da odiare – ci arriviamo dopo – la serie non ha quella visione grande che forse la aiuterebbe ad avere più successo. Rimane comunque un progetto che funziona rispetto a quello che propone, e che soddisferà chi aveva amato le prime puntate.

La storia riprende dallo scontro del finale della precedente. Ci troviamo sempre in un mondo ucronico nel quale le streghe esistono e lavorano per il governo degli Stati Uniti. Sono donne ostracizzate, temute, discriminate, come il racconto e i temi impongono. Tuttavia, come fossero mutanti eroici, combattono contro quelle frange del loro stesso tipo che però sono cattive e vogliono la guerra. Anche se in realtà poi scopriremo che in questo senso ci sono delle zone di grigio. Le protagoniste rimangono Raelle Collar, Abigail Bellweather e Tally Crave, con i loro problemi familiari, poteri sopiti, relazioni combinate, sfiducia verso il potere.

La vicenda della seconda stagione riprende quindi dall'attacco delle Camarilla, un gruppo violento contro il quale Fort Salem deve combattere. Il tutto mentre continua l'arruolamento e addestramento delle streghe che si manifestano nel paese, tra le quali ci sarà anche la figlia del vicepresidente. A incrociare tutte queste trame c'è la storia dello Spree, l'altro gruppo violento che però nasconde un legame molto importante con il generale Adler. Sarà soprattutto Tally ad esporre le verità nascoste ai vertici del potere.

Chi ha amato le relazioni imbastite dalla prima stagione di Motherland: Fort Salem ritroverà qui gli stessi elementi. In particolare nel ritorno del rapporto tra Rae – sempre più prescelta con grandi poteri – e Scylla. Quel che lo show manca in worldbuilding – e in leggerezza, va detto – viene recuperato nella convinzione con il quale è raccontato questo mondo. L'idea dei vocalizzi non è mai un banale strumento accessorio della narrazione, ma è il tratto che incanala tutto l'aspetto magico di questo mondo. La serie la utilizza per attacco, per difesa, per manipolare gli elementi, per pura reazione quasi animalesca. E tutto passa sempre dal movimento delle labbra, da bocche intrappolate, da corde vocali sotto attacco.

Forse la serie si prende un po' troppo sul serio. C'è tanto melodramma, tanta seriosità, tante scene madri. Alcuni momenti sono stemperati dalla presenza del generale Adler, davvero il volto e il personaggio perfetto da odiare. Lei è il segno della crescita e della maturità delle protagoniste, che dopo l'addestramento non dovranno avere paura di sfidare anche il potere costituito per raggiungere la verità. Molto meno ingenue rispetto alla prima stagione, le tre hanno appreso tantissimo. La stagione le conduce verso una nuova situazione di equilibrio, preannunciando una terza stagione che sarà molto diversa.

Continua a leggere su BadTaste