Motherland: Fort Salem (seconda stagione): la recensione
Motherland: Fort Salem alla seconda stagione continua a raccontare l'evoluzione delle sue protagoniste in una ucronia stregonesca
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La faccenda dei vocalizzi era sicuramente l'elemento che caratterizzava di più la prima stagione di Motherland: Fort Salem. Per il resto, nonostante una premessa abbastanza particolare, la serie Freeform non aveva un worldbuilding molto approfondito. Questa seconda stagione dello show, che da noi è distribuito su Amazon Prime Video, continua su quella falsariga. Nel senso che, a parte un trio di protagoniste caratterizzato e parecchio tormentato, e un personaggio perfetto da odiare – ci arriviamo dopo – la serie non ha quella visione grande che forse la aiuterebbe ad avere più successo. Rimane comunque un progetto che funziona rispetto a quello che propone, e che soddisferà chi aveva amato le prime puntate.
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La vicenda della seconda stagione riprende quindi dall'attacco delle Camarilla, un gruppo violento contro il quale Fort Salem deve combattere. Il tutto mentre continua l'arruolamento e addestramento delle streghe che si manifestano nel paese, tra le quali ci sarà anche la figlia del vicepresidente. A incrociare tutte queste trame c'è la storia dello Spree, l'altro gruppo violento che però nasconde un legame molto importante con il generale Adler. Sarà soprattutto Tally ad esporre le verità nascoste ai vertici del potere.
Forse la serie si prende un po' troppo sul serio. C'è tanto melodramma, tanta seriosità, tante scene madri. Alcuni momenti sono stemperati dalla presenza del generale Adler, davvero il volto e il personaggio perfetto da odiare. Lei è il segno della crescita e della maturità delle protagoniste, che dopo l'addestramento non dovranno avere paura di sfidare anche il potere costituito per raggiungere la verità. Molto meno ingenue rispetto alla prima stagione, le tre hanno appreso tantissimo. La stagione le conduce verso una nuova situazione di equilibrio, preannunciando una terza stagione che sarà molto diversa.