Il mostro dei mari, la recensione
Calcato su un altro film d'animazione recente, Il mostro dei mari fa lo sforzo minimo di scrittura a fronte di un'ottima produzione
La recensione di Il mostro dei mari, il film di animazione disponibile su Netflix dall'8 luglio
Ma a fronte di tutto ciò non si può far a meno di notare che Il mostro dei mari è un film scritto malissimo, senza nessun reale impegno e con uno sprezzo per il concetto di plagio che fa impressione. Se infatti passano in cavalleria i molti richiami, gli appoggi e le ispirazioni da King Kong o Il mondo perduto quando sì arriva nella grande isola dei mostri, è impossibile non notare il calco che il film fa su Dragon Trainer (di Chris Sanders, lui sì un grandissimo ideatore di film d’animazione). Non solo racconta la medesima storia, ma lo fa anche con la medesima scansione e intenzioni. Una comunità felice di cacciatori di mostri, un bambino che sogna di diventare tale, degli adulti più fomentati di lui e poi la scoperta che proprio il più temuto dei mostri è gentile e docile come un animale domestico, fino all’impresa di convincere il mondo che si può cambiare, che la storia raccontata dagli adulti è sbagliata.
Massaggiando lo sguardo e massaggiando le orecchie con uno storytelling così convenzionale che è impossibile non seguirlo con piacere e con il consueto piccolo umorismo senza sforzo, Il mostro dei mari è un film poverissimo mascherato da film ricco, uno che rimescola carte già messe in tavola migliaia di volte senza la maestria di variare là dove non ci si aspetterebbe e nemmeno quella di trovare un nuovo senso a strutture già note. È solo determinato a rifare bene altri film.