Moss, le avventure della piccola Quill | Recensione VR

Moss è una vera sorpresa. Un titolo in grado di incantare grandi e piccini con il tono magico tipico delle fiabe della buonanotte

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Quando si pensa a un gioco per la realtà virtuale, Moss non è certo il primo titolo che ci potrebbe balzare in mente. Questo perché è normale associare i titoli VR a produzioni in prima persona, in grado di farci vivere un’avventura letteralmente nei panni del protagonista di turno. Ebbene, Polyarc decide invece di andare controcorrente, dando vita a un platform in terza persona dai toni fiabeschi. Un platform dove non interpretiamo il personaggio principale, ma il suo spirito guida. Un’entità magica che potrà interagire con il mondo di gioco, rompendo così la quarta parete.

Dopo essere approdato su PlayStation VR, Moss arriva anche su Meta Quest 2. In attesa di mettere le mani sul secondo episodio, in arrivo a luglio proprio sul succitato visore per la realtà virtuale, vi lasciamo alla nostra recensione delle prime gesta della dolcissima Quill.

C’ERA UNA VOLTA… MOSS

Ambientato in un mondo magico dove la natura regna sovrana, Moss ci racconta la storia della topolina Quill, una giovane guerriera disposta a qualsiasi cosa pur di salvare il proprio zio dalle grinfie del malvagio Sarfoog. Questo temibile serpente minaccia da tempo il regno dei topi con lo scopo d’impadronirsi di una misteriosa reliquia dai poteri magici.

Nelle quattro ore di durata che ci separano dai titoli di coda si vive un’esperienza a dir poco magica. Un viaggio dove, pur non essendo i protagonisti, abbiamo la possibilità di fare la differenza e di dare un futuro a un gruppo di personaggi con i quali è impossibile non empatizzare. Quill, in primis, è estremamente carina e delicata, cercando continuamente di attirare la nostra attenzione. Talvolta allunga la testa per farsi accarezzare, altre volte addirittura cerca di darci un cinque. Bastano pochi minuti per trovarci al fianco della topolina con la totale convinzione nell’aiutarla a compiere la sua missione.

Nonostante la semplicità della narrativa, Moss ci ha dato l’impressione di una fiaba appartenente a un tempo passato. Una storia da poter vivere senza la necessità di cercare trame complesse o colpi di scena da capogiro. E forse, nel marasma di titoli che ambiscono a rivoluzionare il mercato, è un bene talvolta poter prendere fiato con qualcosa di più semplice e “naturale”.

Moss

AZIONE E LOGICA

Come già accennato, Moss è un platform in terza persona, dove da un lato dovremo muovere Quill e, dall’altro, dovremo aiutarla di nostro pugno a superare le numerose avversità. Sin dai primi minuti è necessario imparare a collaborare con la piccola protagonista della storia. Talvolta dovremo muovere gli ambienti presenti nello scenario, per permetterle  di raggiungere aree altrimenti remote. Altre volte, invece, dovremo rallentare e confondere i nemici, per permetterle di ucciderli con la sua fidata spada.

I puzzle ambientali che saremo chiamati a risolvere non sono mai particolarmente innovativi, a testimonianza di un gameplay pensato anche per un pubblico più giovane. L’approccio agli stessi è però molto interessante, spingendoci a ragionare in modi completamente nuovi e del tutto differenti rispetto ai classici giochi 2D.

Moss

UN PICCOLO GIOIELLO CHE RISPONDE AL NOME DI MOSS

Esteticamente, Moss è una vera e propria chicca. Il mondo di gioco è vivo e pulsante di energia magica. Tutti gli ambienti che ci troveremo ad attraversare ci hanno lasciati senza fiato sia per il level design, sempre funzionale al gioco, che per il comparto artistico. I ragazzi di Polyarc sono riusciti a dar vita a un titolo leggero, fresco e, soprattutto, incapace di trasmettere motion sickness.

Idem per il comparto sonoro, tipico delle produzioni fantasy. La soundtrack valorizza l’ambiente fiabesco e contribuisce a immergerci maggiormente nel racconto. Ottimo il doppiaggio in inglese e segnaliamo la presenza di sottotitoli in italiano, una chicca assente nelle prime edizioni del gioco.

Se siete in possesso di Meta Quest, Moss è senza dubbio un titolo da recuperare. Stiamo parlando di un’opera completamente differente rispetto alla maggior parte delle produzioni VR: un avventura in terza persona da vivere a fianco della simpatica protagonista. Se siete stanchi di survival horror e rhythm game, l’opera di Polyarc è perfetta per trascorrere qualche ora lontani dal mondo reale. A questo punto non vediamo l’ora di scoprire se il secondo capitolo saprà emozionarci in egual modo, ma la nostra barra dell’hype è appena schizzate verso le stelle.

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