La Morte di Hawkman, la recensione

Abbiamo recensito per voi La Morte di Hawkman, opera di Andreyko, Lopresti e Buchemi

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


Condividi

Death of Hawkman #1, anteprima 01

Tornato sul pianeta Rann per ricongiungersi con la moglie Alanna, Adam Strange si è trovato di fronte a uno scenario raccapricciante: un commando di attentatori thanagariani si è fatto esplodere devastando la città di Ranagar e uccidendo migliaia di persone. Lo scellerato gesto è un affronto alla precaria coesistenza tra i due pianeti, che in passato sono stati spesso in guerra tra loro. Qualcosa di molto più pericoloso si nasconde però dietro a questo vile atto.

Mettendosi contro l’amore della sua vita e la comunità che ha difeso per anni, Adam inizia a indagare sull’accaduto, insospettito anche da una serie di anomalie che hanno portato al malfunzionamento della tecnologia del Raggio Zeta. Ad affiancare l'eroe in questa delicata missione troviamo il comandante Katar Hol, guerriero thangariano che gli abitanti della Terra conoscono con il nome di Hawkman. Ricercati e con una taglia sulla testa, i due intraprendono un viaggio per scoprire l’identità della misteriosa figura dietro alla folle macchinazione.

Parte così La Morte di Hawkman, miniserie di sei numeri scritta da Marc Andreyko per i disegni di Aaron Lopresti e Rodney Buchemi, che rappresenta un preludio al megaevento di prossima pubblicazione Dark Nights: Metal.

Come in un buddy movie d'annata, la scena è catturata della strana coppia formata da Adam Strange e Hawkman; caratterizzati da personalità diametralmente opposte – più mite e tendente alla battuta il primo, orgoglioso e brutale il secondo – i due si ritrovano ad affrontare una minaccia dalle proporzioni galattiche; capitolo dopo capitolo, il loro rapporto diventa più profondo e sincero, con le rispettive personalità che iniziano a integrarsi sovvertendo l’iniziale diffidenza reciproca.

Death of Hawkman #1, anteprima 02

Andreyko è bravo nel creare dinamiche ora divertenti, ora violente, ora intimiste con le quali condire lo sviluppo di una storia dal ritmo serrato. Ricca di colpi di scena e di continui snodi narrativi, La Morte di Hawkman è una cavalcata inarrestabile che trova nel suo drammatico epilogo la giusta sublimazione di una costruzione densa di thrilling. La sceneggiatura cattura al meglio la drammaticità della situazione, cosa che denota l’attento lavoro in fase di scrittura di Andreyko, abile nel dare spazio a tutti i protagonisti della miniserie.

Risulta convincente anche il contributo del team di artisti, in particolare la prestazione offerta nei capitoli conclusivi: mentre nella fase iniziale Lopresti e Buchemi si concentrano prevalentemente sul rendere espressive le concitate sequenze che introducevano l’indagine, nel finale si lasciano andare a tavole esaltanti scandite da situazioni brutali. Il lavoro degli artisti - entrambi dotati di uno stile fortemente dinamico - si amalgama alla perfezione senza che la storia risenta dell’alternanza al tavolo da disegno.

Vista la natura della miniserie, il finale è lasciato volutamente aperto, ponendo il lettore di fronte a diversi interrogativi e restituendo all'Universo DC un antagonista importante. La Morte di Hawkman è una miniserie evento che, a dispetto di tante altre, tiene fede al suo titolo e lo fa con una storia epica, ben costruita ed emozionante. Se il buongiorno si vede dal mattino, sarà un'ottima Dark Nights.

Continua a leggere su BadTaste