Morte e altri dettagli (prima stagione): la recensione

«Nonostante le carte in regola per il perfetto whodunit, Morte e altri dettagli perde la partita per l’attenzione del pubblico»

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Disponibile dal 5 marzo su Disney+, Morte e altri dettagli è la nuova serie tv prodotta da Hulu per rispondere al rinnovato interesse del pubblico per il genere giallo: ecco cosa ne pensiamo (niente paura, la recensione è senza spoiler).

Un po’ Assassinio sul Nilo, un po’ Knives Out, un po’ Only Murders in the Building così come White Lotus e sul finale anche un pizzico di Triangle of Sadness. C’è persino la frase ad effetto iniziale con cui lo spettatore viene invitato a prestare attenzione ad ogni dettaglio, un classico di ogni racconto giallo che si rispetti.

Si perché guardando Morte e altri dettagli (Death and Other Details) sembra quasi di vedere le stringhe di quel famoso algoritmo di cui tanto si parla, intento a confezionare una serie talmente tanto derivativa da contenere praticamente qualsiasi trope del genere.

Il fascino della deduzione

Il giallo classico sta attraversando un periodo di rinascita al cinema e nella serialità (i titoli sopra citati sono solo alcuni esempi di prodotti usciti negli ultimi anni) e realizzare qualcosa di originale è una sfida ogni volta sempre più impegnativa. 

In Morte e altri dettagli la storia ruota attorno alla brillante e irrequieta Imogene Scott (Violett Beane) che diventa la principale sospettata di un misterioso omicidio commesso durante una crociera nel Mediterraneo a bordo di un lussuoso transatlantico. Ogni ospite e ogni membro dell’equipaggio ha qualcosa da nascondere e per dimostrare la sua innocenza la donna si trova costretta a collaborare con un uomo che disprezza, Rufus Cotesworth (Mandy Patinkin), famoso per essere il più grande detective del mondo ma con cui la ragazza ha un passato doloroso pronto a riaffiorare.

A leggere la trama gli ingredienti principali del cosidetto whodunit ci sono tutti: abbiamo il classico mistero dell’impossibile omicidio da stanza chiusa (locked-room crime), una coppia di investigatori diversi per genere ed età, un’ambientazione esotica e numerosi personaggi di cui sospettare. Praticamente una storia da manuale

Da whodunit a whocares

Peccato però che nonostante i mille riferimenti e l’evidente sforzo di restituire quanti più colpi di scena possibili la serie ideata da Heidi Cole McAdams e Mike Weiss fallisce nella sua premessa iniziale e più importante, quella di catturare l’attenzione dello spettatore. Il problema è una trama che fin dai primi episodi diventa densissima, cosa che non sarebbe affatto un problema se non fosse che la complessità da intrigante finisce per essere ambigua e confusionaria.

Alla classica e sempre divertente linea deduttiva vengono presto aggiunte tante, forse troppe sottotrame: politica, romantica, di spionaggio, di dramma psicologico, rare incurioni comiche e persino una parentesi umanitaria e di denuncia sociale, che si susseguono nel corso degli eccessivi e lunghissimi dieci episodi in cui spesso anche le idee più brillanti finiscono per essere rindondanti e ripetitive. 

Quello che dovrebbe essere un rompicapo divertente da risolvere diventa ben presto un gioco di accumulo al colpo di scena, con un ritmo che da incalzante passa a rallentato e per tutto il tempo si ha la sensazione di girare a vuoto come in un labirinto infinito, senza mai arrivare al vero fulcro della storia.

Una nave fin troppo affollata

Tutto questo senza considerare l’aspetto peggiore, quello della caratterizzazione approssimativa dei personaggi. Il detective Rufus Cotesworth è affascinante nel suo essere meno arrogante rispetto ai vari Sherlock Holmes o Benoit Blanc, dove la bellezza delle sue deduzioni è infatti data non tanto dalla sua genialità ma dal rapporto quasi paterno nei confronti della protagonista Imogene (purtroppo abbastanza detestabile). Mandy Patinkin è magistrale nel restituire questa complessità ma purtroppo il suo talento viene spesso accantonato per fare spazio ai decisamente troppi personaggi a bordo di questa lussuosa nave dei misteri.

Abbiamo la politica corrotta, il prete calcolatore, il giovane tiktoker, la figlia arrivista, gli investitori esigenti, il viscido avvocato e tanti altri, senza contare i membri dell’equipaggio, tutti con personalità, relazioni e motivazioni da svelare in questa matassa che però a conti fatti non è davvero interessante da dipanare. Un cast nutrito dove tutti fanno del loro meglio (chi più chi meno) per restituire profondità a dei personaggi le cui storie, nonostante la lunghezza della serie, non suscitano quasi mai empatia o un qualsivoglia investimento emotivo. 

Una macchia sulla lente d'ingrandimento

A complicare ulteriormente il tutto si aggiunge una struttura temporale con continui flashbacks avanti e indietro nel tempo che ingarbugliano ancora di più una narrazione già satura. La rottura della quarta parete è un dettaglio interessante così come la scelta stilistica di calare i protagonisti all’interno delle loro versioni passate: un escamotage visivo che permette una riflessione sulla natura distorta e manipolatrice della memoria e del suo recupero, unico spunto davvero originale della serie (anche se dopo poco anche questo guizzo di sceneggiatura diventa noioso nella sua ripetizione).

Esteticamente Morte e altri dettagli è ben curata, soprattutto nel reparto scenografico e dei costumi così come in quello registico (il primo episodio è diretto dal regista di The Amazing Spider-Man Marc Webb), che però non riescono da soli a restituire nel complesso un’immagine abbastanza distintiva della serie.

Il colpevole è nell'ultima pagina (o forse no)

I difetti sono tanti, ciò non di meno Morte e altri dettagli potrebbe comunque appassionare gli amanti del genere: trattandosi di un giallo si finisce per andare avanti nonostante tutto, ma lo si fa piuttosto stremati e mossi non tanto dalla curiosità di scoprire per l’appunto whodunit, ma piuttosto dalla voglia di arrivare finalmente ad una conclusione. 

Sebbene il mistero della stagione venga risolto nell’ultimo episodio (sarebbe stato assurdo il contrario dopo un minutaggio di quasi dieci ore), il finale lascia però aperta la strada ad un possibile sviluppo della storia, un’eventualità più che prevedibile visto il genere di appartenenza. Ma volendo citare la grande Agatha Christie«è un gran sollievo non essere costretti a manifestare doti che non si posseggono». Ecco, nel caso di Morte e altri dettagli sarebbe forse il caso di seguire questo saggio principio. 

La prima stagione di Morte e altri dettagli è disponibile dal 5 Marzo su Disney+. E voi la guarderete? Commentate se avete un abbonamento a BadTaste+!  

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