Morgan Lost 1: L'uomo dell'ultima notte, la recensione

Morgan Lost 1: L'uomo dell'ultima notte ci fa conoscere subito il protagonista della serie, catapultandoci brutalmente nel suo mondo

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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L'aspettativa alimentata ad arte intorno alla più recente delle proposte targate Sergio Bonelli Editore ne ha come allungato l'attesa. Ora Morgan Lost 1 è disponibile in tutte le edicole a partire dal 20 ottobre scorso e sarà presentato a breve a Lucca Comics & Games con una copertina variant di Giuseppe Camuncoli.

Veniamo all'opera iniziando dalla trama; analizzeremo dopo la particolare veste grafica che ha suscitato la curiosità più accesa, perché colori a parte, questo fumetto ci è parso subito molto interessante e il suo esordio lo ha confermato. Claudio Chiaverotti è un ottimo scrittore, non lo si scopre ora. Qui emerge e si affina tutto il suo bagaglio di esperienze, soprattutto su Dylan Dog come sceneggiatore e su Brendon come autore.

La solidità del progetto che ha convinto la casa editrice milanese per una collana regolare (cosa da non sottovalutare di questi tempi) traspare subito dall'albo. Diversamente da quanto accade non di rado al debutto di una testata, la vicenda non è ridotta a un capitolo introduttivo e annacquato in cui il personaggio principale compare appena e il suo contesto è servito con il contagocce: L'uomo dell'ultima notte ci fa conoscere subito il protagonista della serie, catapultandoci brutalmente nel suo mondo. È un universo parallelo, situato su una linea temporale collocata intorno agli anni '50 del secolo passato. Alcuni eventi cruciali della nostra storia hanno avuti esiti diversi però, come l'uccisione di Adolf Hitler da parte di Marlene Dietrich. La tecnologia poi, è molto avanzata, paragonabile a quella dei nostri giorni.

Morgan Lost è un cacciatore professionista delle taglie che pendono sul capo dei serial-killer. New Heliopolis, la metropoli in cui vive, ne è falcidiata. Sono molto più che criminali, sono veri e propri mostri che vengono tuttavia idolatrati dalla gente come star, tanto da essersi guadagnati un notiziario dedicato, il programma con il più alto indice di ascolto. Nello sviluppo dell'intreccio veniamo a sapere il perché del suo volto coperto da un tatuaggio. Nasconde la tragedia della sua esistenza; la perdita della persona amata è impressa dentro e fuori di lui, indelebile nell'animo e sui suoi occhi:

Sai perché non ho mai fatto rimuovere la mia maschera con una dermoabrasione? […] Non ho più il coraggio di guardare allo specchio il mio volto di prima, perché non sono stato capace di salvarla…

Un assassino che prende spunto da omicidi già commessi da altri, un copycat tecnicamente, si ispira a Finker Dead, il responsabile del dramma di Morgan e torna a seminare il terrore, sprofondandolo nei suoi ricordi più oscuri e dolorosi. Chiaverotti ci accompagna tra gli incubi della sua creatura e ci lascia sulla tavola finale con un colpo di scena da maestro, facendoci trepidare nell'attesa dell'uscita di novembre, Non lasciarmi, il secondo tempo di questo battesimo scoppiettante. Il gergo cinematografico è d'obbligo per questo titolo. Il ritmo sequenziale è quello di una pellicola così come l'ispirazione e le citazioni di cui sono disseminate le pagine.

E la tricromia che caratterizza e qualifica originalmente l'ultimo arrivato Bonelli? Il lavoro dell'Arancia Studio è eccellente per l'eleganza e la misura dei toni di grigio e di rosso. La base sui cui lavorare è più che invitante; sono le dirompenti illustrazioni di Michele Rubini, cresciuto su un'icona come Zagor. Morgan Lost assomiglia in qualche modo allo Spirito con la Scure. È oggi come lo era ieri, quando nacque nel 1961 il soggetto di Guido Nolitta e Gallieno Ferri, il più americano per contaminazione e l'unico eroe di via Buonarroti 38 ad aver una maschera come i colleghi d'oltreoceano. Vanta inoltre come Batman un pletora di nemici psicopatici, caricaturali e una città gotica e corrotta coprotagonista delle sue avventure.

Aggiungendo il design accattivante della copertine, curato da Fabrizio De Tommaso, si potrebbe concludere con un risultato complessivo molto soddisfacente. No. Non a nostro parere, si poteva osare di più. Dove? Nel formato. La gabbia e le misure dell'inflazionatissimo bonellide ci appaiono un vincolo, un freno in questo caso. Nell'epoca del grande rilancio e ammodernamento di cui bisogna rendere merito alla guida di Davide Bonelli, sarebbe stato un segnale forte della major italiana un cambio di registro tale. L'uscita sul mercato con una nuova, personale interpretazione del proprio brossurato, più consona a flessibile alle tendenze e gli stili attuali, era l'opportunità per fare ancora scuola come oltre mezzo secolo fa. Non è troppo tardi, mai, ma Morgan Lost avrebbe fornito un'occasione ideale.

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