Morbius: la recensione

Svogliato, senza ispirazione, confuso, Morbius è un cinecomic "d'altri tempi" che sembrava impossibile vedere nel 2022

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Il dottor Michael Morbius è affetto da una rara malattia genetica. Grazie a delle particolari trasfusioni di sangue e a una terapia sperimentale è riuscito a sopravvivere fino all’età adulta. Grazie ai fondi dell’amico Milo (il cui nome autentico sarà un elemento ricorrente nel film senza avere una vera ragione drammatica) è riuscito a fare importanti scoperte nel campo della medicina. Si reca così in Costa Rica per trovare la cura definitiva la sua malattia. Ovviamente l’esperimento andrà male trasformandolo in un mostro dei tratti vampireschi assetato di sangue.

Morbius è l’origin story del villain fumettistico dell’Uomo Ragno e soffre delle stesse debolezze degli altri film dello spider-verse targato Sony: arrivati alla fine sembra di aver visto solo metà della storia che volevano raccontare. Bisognerebbe aggiungere ancora un’ora e mezza di film, quella in cui il mostro combatte il supereroe. Insomma, si sente molto la mancanza del protagonista principale di quelle storie. Un’assenza che azzoppa e priva di ogni ragione d’essere questa operazione.

L’unica giustificazione che può addurre Morbius di fronte al disastro arrivato sul grande schermo è quella di essere un’operazione nostalgia. Un ritorno ai tempi in cui i cinecomic erano orribili come Daredevil, Elektra, Catwoman: trasposizioni senza alcuna idea di come tradurre le tavole in film, quasi imbarazzate dal loro stesso materiale di partenza.

Perfettamente in linea con quanto fatto dalla Sony con Venom e Venom: la furia di Carnage, il film di Daniel Espinosa ha come unico pregio quello di durare poco.

Un'operazione commerciale senza lo straccio di un’idea 

Morbius si sarebbe comunque potuto salvare? Certo, trovando un’immagine originale, o almeno una connessione emotiva con i propri personaggi. Invece è tutto già visto mille volte, copiato in una maniera spudoratissima. Passi anche qualche vibrazione “alla Twilight”, pur non deponendo a suo favore. Quello che è inaccettabile è a esempio che la gestione dei pipistrelli, e lo sguardo dello svogliato Jared Leto, siano così simili a quelli di un qualsiasi Bruce Wayne dopo essere diventato Batman. Addirittura, a un certo punto, sembra di avvertire in sottofondo la stessa colonna sonora di Hans Zimmer.

Un’assenza di idee e di energia così devastante da risultare asfissiante già dopo pochi minuti. I dialoghi scorrono veloci come in un trailer a cui è stata sottratta l'adrenalina. Toccano punto per punto degli snodi necessari della trama come se la regia stesse riempiendo una “to do list” cercando di arrivare in fondo il prima possibile, e pure da come è fotografato Morbius sembra realizzato da creativi costretti contro voglia a farlo.

Una sequenza semplice come un dialogo in un bar è messa in scena con un piattume tale che l’occhio invece che concentrarsi su Jared Leto è attratto dall’uomo che dietro di lui sorseggia un caffè. 

Morbius

Morbius: supervillain di corsa

Nessuno vorrebbe essere Morbius, e va bene così: il modello è quello di Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Ci mancherebbe altro. Perché allora non prendersi qualche minuto per dare almeno una vaga percezione della maledizione che quei poteri comportano? Invece Michael non soffre mai autenticamente, non riflette mai su se stesso e sulla sua storia che, invece, ci viene sbattuta davanti agli occhi saltando nel tempo senza che ce ne sia veramente bisogno. 

Non bisogna mai giudicare una persona dal suo aspetto, sua madre non glie l’ha insegnato?

Nonostante questa atroce battuta realmente pronunciata, il film ha una visione del corpo vecchia di ere geologiche: cioè che la fragilità è un qualcosa da cui fuggire e invece i muscoli sono migliorativi, un qualcosa a cui ambire. Ci sono persino momenti involontariamente esilaranti, come quando un detective serissimo chiama un gatto agitando con energia la lettiera (!).

Riferimenti che appaiono forzati

In questo florilegio di mostri che gridano allo schermo, che volano verso di noi, che si trasformano in un flash per poi tornare normali, ci sono anche riferimenti e omaggi buttati a caso e senza gusto. Si sale su una nave chiamata Murnau (come se il riferimento al suo Nosferatu fosse minimamente attinente). Si butta lì un “io sono Venom” completamente a caso (come fa Morbius a sapere che Eddie Brock pronuncia quella frase?). Si insiste poi sul Daily Bugle, tanto per far vedere che siamo nel mondo di Spider-Man. Non ci sono problemi però a ingannare lo spettatore mettendo nel trailer un poster con l’arrampicamuri poi tagliato dal film. 

Sembra proprio che l’unico vero vampiro del film non sia Morbius, ma il team dietro a questi film sui villain dell’Uomo Ragno. C'è un’arteria ricca di sangue che li nutre e li tiene in vita: quella del successo dell’MCU e della luce riflessa che gli permette di vivere di rendita dando il minimo.

Siete d'accordo con la nostra recensione? Potete dircelo nei commenti dopo aver visto il film al cinema!

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