Mooncop - Poliziotto lunare, la recensione

Mooncop - Poliziotto lunare propone il futuro plausibile di un mondo lontano che vuole raccontarci una realtà sempre più presente dentro di noi

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Mooncop

Satellite luminoso che appare quotidianamente sopra le nostre teste e in grado di influenzare le dinamiche del nostro pianeta, la Luna è da sempre percepita come scenario futuristico o il simbolo di una meta inarrivabile; da sempre i fumetti l'hanno sfruttata come location esotica per le loro storie avventurose, che si tratti di Tintin (in grado persino di anticipare i primi passi di Neil Armstrong) o di C'è spazio per tutti, di Leo Ortolani, che mescola accuratezza scientifica e comicità. Mooncop - Poliziotto lunare ci mostra una Luna diversa da quella apparsa in molte altre opere di fiction: un futuro plausibile di un mondo lontano che vuole raccontarci una realtà sempre più presente dentro di noi.

Siamo abituati a conoscere Tom Gauld per le sue strisce umoristiche, alcune delle quali sono state pubblicate in Italia; questo volume ci permette di leggere una delle sue brevi graphic novel, nella quale i sorrisi sono delle virgole all'interno di una malinconia di fondo che prende piede sulla silenziosa superficie lunare.

Il protagonista senza nome è un poliziotto che deve vigilare su una Luna solitaria, ma in un senso differente da come lo si potrebbe immaginare: gli umani hanno fondato una colonia con condomini e bar, ma dopo diversi anni hanno deciso di tornare sulla Terra. La popolazione è in costante calo e l'agente al centro della storia fatica a dare un senso alla propria attività: non ci sono veri e propri crimini, solo cani da ritrovare o ragazzine da riaccompagnare a casa. E tanta solitudine.

"Un futuro plausibile di un mondo lontano che vuole raccontarci una realtà sempre più presente dentro di noi."In un'epoca in cui la situazione ambientale terrestre sta virando verso il disastro climatico e si fa sempre più insistente l'ipotesi - un tempo fantascientifica - di fondare colonie nello spazio, Mooncop ci propone un punto di vista alternativo, quasi opposto: gli umani si sono stancati di vivere sulla Luna e un po' alla volta hanno deciso di migrare sulla Terra, abbandonando le loro abitazioni e lasciando il satellite immerso in una desolazione sempre maggiore.

L'anonimo poliziotto lunare deve rassegnarsi a vedere svanire davanti ai suoi occhi la possibilità di contribuire all'alba di una nuova società. La solitudine e lo sconforto hanno così la meglio, anche se il Nostro cerca di non lasciare mai trasparire i propri sentimenti.

I disegni minimalisti di Gauld contribuiscono ad amplificare queste sensazioni, con larghi panorami e volti iper-stilizzati in cui siamo chiamati a interpretare cosa si celi dietro quei puntini e quell'unica linea che tratteggiano un volto. C'è comunque un'ironia di fondo in grado di rendere dolceamaro un racconto che avrebbe potuto tranquillamente essere sviluppato con un approccio molto più melodrammatico.

Trovare il modo di condividere questo sentimento di solitudine con qualcuno, probabilmente, instillerà una scintilla di speranza anche nel lettore di Mooncop - Poliziotto lunare.

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