Monster Hunter: Legends of the Guild: la recensione

Monster Hunter: Legends of the Guild è una bella idea affossata da una realizzazione raffazzonata e quasi amatoriale

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Monster Hunter: Legends of the Guild fa talmente bene un paio di cose essenziali per un film tratto da un videogioco che è quasi un peccato bocciarlo perché sbaglia tutte le altre. La collaborazione tra Netflix e Capcom ha dato vita a un prodotto frettoloso, raffazzonato e tecnicamente impresentabile, con un paio di guizzi di scrittura che lo redimono e che tracciano la strada per eventuali futuri adattamenti che spostino il focus il più lontano possibile dalla recente fatica (anche da guardare) di Paul W.S. Anderson.

Aiden, o se preferite The Excitable A-Lister, è uno dei tanti personaggi di contorno che sono stati introdotti negli ultimi capitoli di Monster Hunter nel tentativo di dare una voce e una personalità a un mondo che è sempre stato prima di tutto un teatro per battaglie tra persone e mostri giganti. Pur se caratterizzati da una trama estremamente esile, gli ultimi tre capitoli della serie principale sono ricchi di mitologia e di spunti per raccontare storie che corrono in parallelo a quella del gioco; e Monster Hunter: Legends of the Guild (guarda il trailer) lo capisce e sfrutta questo gancio per narrare una piccola-grande avventura che riesce a rispettare una struttura narrativa classicamente cinematografica pur restando pervicacemente Monster Hunter – con una tale sovrabbondanza di citazioni, easter egg e riferimenti alla serie videoludica da assomigliare a una lunghissima cutscene più che a un film vero e proprio.

Aiden

Non è un difetto, anzi: molto più di quanto facesse il recente film di Anderson, Legends of the Guild vive all’interno dell’universo di Monster Hunter e lo espande e approfondisce, dando un volto umano a questo franchise di gente che smonta mostri per farne armature. Il problema è che queste ottime intenzioni sono affossate da… be’, da tutto il resto. Visivamente siamo dalle parti di un videogioco uscito negli ultimi mesi di PlayStation 3: sfondi scarni e ripetitivi, animazioni macchinose, modelli dei volti che sembrano brutte copie di qualcosa che non sarà mai sviluppato. I dialoghi si attestano all’incirca sullo stesso standard di qualità: non è solo la banalità delle frasi che vengono pronunciate a dare fastidio, ma anche e soprattutto l’enorme quantità di one-liner, battutine e urla di battaglia che riempiono un film popolato solo di gente che non sa mai stare zitta.

Monster Hunter: Legends of the Guild è anche misericordiosamente corto (non arriva ai sessanta minuti pieni), e nobilitato da un paio di sequenze d’azione ben coreografate per quanto brutte da vedere. Non è un disastro totale, insomma, e si sente che dietro, molto dietro, c’è la passione di un gruppo di persone che amano i videogiochi e hanno capito come trasformarli in film. Peccato che davanti a loro ci sia una massa di errori tecnici e di scrittura, piccoli e grandi, che affossano irrimediabilmente il prodotto condannandolo alla mediocrità.

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