Monarch (stagione 1), la recensione dei primi due episodi
Soap opera nel mondo della musica country, Monarch mette al centro una famiglia con mille problemi e un'anima tradizionalista
La nostra recensione dei primi due episodi di Monarch, dal 23 novembre su Sky
Monarch: la trama
Monarch racconta le vicende della famiglia Roman, principale dinastia della musica country negli Stati Uniti, con a capo Dottie (Sarandon) la "Regina della musica country" sposata con Albie (Trace Adkins), leggendario cantante e compositore noto come "Texas Truthteller". I loro figli sono Nicolette detta "Nicky" (Anna Friel), artista che cerca invano di fuggire dall'ombra dei genitori e dal loro desiderio di renderla loro successore, Luke (Joshua Sasse) che è CEO della Monarch Records, e la minore Georgina "Gigi" (Beth Ditto) che, seppur dotata di talento, ha sempre evitato i riflettori, sentendosi poco considerata. Tutti e tre sono cresciuti sotto il peso della popolarità di Dottie e Albie e della fama del loro cognome, da cui vorrebbero emanciparsi, senza però riuscirci.
Monarch: una soap opera nel mondo della musica country
L'obiettivo degli autori di Monarch è chiaro fin da subito: raccontare una soap opera, con al centro una grande famiglia americana, ambientata nel mondo della musica country. Prendendo come modello un classico come Dallas, ma con un incipit simile ad un prodotto più recente come Empire (altra storia di un impero musicale da trasmettere ai figli dopo che al capostipite viene diagnosticata la SLA). La principale novità sta nel mettere al centro una figura femminile, guardando magari a quanto sta portando avanti Yellowstone. La Dottie di Susan Sarandon gestisce le fila della famiglia e dell'impresa ed è dotata di un carattere forte e spietato, non guarda in faccia a nessuno, nemmeno ai suoi figli, per ottenere i propri scopi. Nonostante muoia al termine del primo episodio, la sua ombra e la sua influenza rimarranno persistenti sui suoi cari. Le figure maschili, invece, si rivelano duri e inflessibili all'apparenza quanto fragili e insicuri interiormente, patendo maggiormente l'assenza della loro guida. La storia dello show vorrebbe dunque raccontare un malsano ambiente relazionale e commerciale (dove spesso i due ambiti sono indistinguibili), ma poi la morte della madre farà riaffiorare tutti i bei ricordi su di lei, lasciandone un immagine tutto sommato positiva che ne annacqua qualsiasi ambiguità.
In fondo, l'anima di Monarch è infatti quella più tradizionalista. Basterebbe l'ambientazione nel Texas a far scattare un campanello d'allarme, ma se questa non è sufficiente ecco arrivare sequenze d'intermezzo con cavalli che corrono nelle praterie, scene in stalle e ranch, capelli da cowboy da indossare sul palcoscenico e in privato, in una evidente anima western. Questa dimensione viene dunque abbracciata totalmente senza sguardo critico né ironia, perché se si raccontano le asperità dei rapporti, tutto poi riporta poi alla riaffermazione dei valori della famiglia. Non c'è nemmeno un tentativo di aggiornamento, perché la "modernità" del contesto è solo di facciata.
Monarch: troppa semplicità nell'intreccio
Il panorama musicale è infatti lasciato sullo sfondo, non c'è racconto delle sue dinamiche, del suo "dietro le quinte" (almeno per quanto visto nei primi episodi): i personaggi si limitano a discutere su quale performance proporre e poi li vediamo direttamente sul palco. Il cuore è nelle dinamiche tra i Roman, tra i non detti che affiorano dopo essere stati per tanto tempo covati, i segreti (mal)celati. Tutto questo messo in scena attraverso dichiarazioni nette e senza sfumature, personaggi tagliati con l'accetta, l'enfasi sulle emozioni trasmesse da un accompagnamento musicale extradiegetico fin troppo invadente.
Ci sarebbe dunque spazio per un piacevole guilty pleasure, ma è tutto così serio da risultare indigesto. Ogni conflitto viene risolto prima ancora che possa veramente esplodere, a a volte basta sparare a salve col fucile per riportare tutti all'ordine...tanto per rendere chiaro l'orizzonte della serie. La semplicità con cui sono caratterizzati i personaggi e le situazioni non aiuta così lo sviluppo dell'intreccio a ingranare a sufficienza, e l'orizzonte della prima stagione non è ancora chiaro dopo le puntate iniziali. Il resto del cast non è poi all'altezza di Sarandon, l'unica in grado di portare un minimo di interesse verso il suo personaggio.