Monarch: Legacy of Monsters (stagione 1), la recensione
Monarch: Legacy of Monsters cerca di trovare un equilibrio tra racconto degli umani e kaiju, ce la fa puntando tutto sull'atmosfera.
La recensione della prima stagione della serie Monarch: Legacy of Monsters, disponibile su Apple TV+
L’ottimo lavoro di Chris Black e Matt Fraction nello sviluppare la storia è stato proprio quello di bilanciare i mostri che, per ovvi motivi di budget e equilibrio narrativo, non possono essere onnipresenti, con le avventure singole dei personaggi. Hanno trovato il punto di incontro in un concetto tanto basilare quanto essenziale: l’atmosfera.
Monarch: tra King Kong e Godzilla
Sebbene il cast non sia particolarmente memorabile, soprattutto la Cate di Anna Sawai e Kentaro interpretato da Ren Watabe, c’è una scelta veramente travolgente: ovvero far interpretare lo stesso personaggio a Wyatt Russell, nel passato, e al padre Kurt Russell nel presente. La continuità che riescono a dare i due è straordinaria e permette alla serie di trovare alcune associazioni impattanti come un filmato d’archivio in cui il volto giovane (del figlio) si proietta sullo stesso personaggio da vecchio (il padre).
C’è una storia famigliare anche al centro della trama. Un genitore con una vita segreta e due figli che potrebbe essere la chiave per comprendere i titani ed evitare future tragedie. La ricerca dell’uomo è la scusa degli sceneggiatori per far partire un viaggio in tutto il globo mediamente appassionante. Questo diventa però veramente azzeccato quando va a mostrare tutto ciò che nei film resta limitato in un paio di scene del primo atto. Ovvero come si vive in un mondo di mostri che emergono dall’acqua e distruggono le città. Che normalità può esserci quando hai guardato negli occhi Godzilla e ti sei sentito piccolo, impotente, trascurabile?
Così Monarch procede un po’ come Agent of Shield. Salta di qua e di là nei punti oscuri dei film, trovando un filo conduttore tra tutti e compattando l’universo di mostri. Gradevole, sebbene già vista, l'azione della serie. Il progetto si eleva invece sopra le aspettative quando riesce a trovare una prospettiva psicologica che attualizza la storia. I personaggi vivono con una lama che oscilla sulla loro testa. Incarnano bene la paura contemporanea che tutto possa finire da un momento all’altro. Monarch genera interesse nei luoghi più impensati: sui cartelli che si leggono nelle scenografie, sulle sirene che suonano all’improvviso, i falsi allarmi, e i protocolli da invasione di kaiju che le persone seguono con precisione.
È il mondo di Godzilla ormai. Gli uomini, che nei film cercano ancora di essere protagonisti, nella serie TV devono fare i conti con il fatto di non esserlo più. Si confrontano con la propria fragilità. Elaborano una propria filosofia e uno stile di vita in attesa dell’apocalisse. Questo i film non hanno il tempo di mostrarlo. Ed è proprio qui dove Monarch: Legacy of Monsters, un progetto che pareva avere poco senso nell'ambito dell'universo dei mostri, trova la sua piena ragion d'essere diventando uno dei racconti di mostri più maturi e concreti degli ultimi anni.