Il mistero del profumo verde, la recensione

Giallo senz'anima ma con una grande interprete, Il mistero del profumo verde è un film per signore con citazioni ingenue e onnipresenti

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Il mistero del profumo verde, in uscita in sala il 20 luglio

Ecco un giallo per persone alle quali del giallo piace tutto tranne la tensione. Il mistero del profumo verde, fin da una locandina retro, vuole sguazzare nel piacere del richiamo di qualcos’altro senza esserlo davvero mai. È una storia nello stile di Intrigo Internazionale (una delle mille citazioni di cui il film è intarsiato è lo studio del cattivone in cui il protagonista viene drogato), nella quale una persona comune, un attore della compagnia comedie française, vede un suo collega morire sul palco e raccoglie le sue ultime parole che parlano di omicidio e lasciano un indizio. Insieme alla proprietaria di un negozio di fumetti in vena d’avventura e ricercato dalla polizia per un equivoco, partirà in una fuga/ricerca della verità in stile giallo/rosa, con un po’ di sentimento, un po’ di commedia degli equivoci e un po’ di brio portato dalla sua spalla, che in realtà è la vera protagonista.

Il merito è tutto di Sandrine Kiberlain, attrice affezionata sempre al medesimo personaggio con le medesime caratteristiche ma di grande personalità e ottima capacità di relazionarsi con la scena e con l’obiettivo. Sa come interessare, sa come lavorare per far capire tutto dei suoi personaggi. Nessun paragone con Vincent Lacoste, il protagonista che in realtà alla fine è la sua spalla, attore sempre spiazzato e un po’ stupito di tutto, bloccato in un’unica espressione e del quale davvero non capiamo mai niente. Invece di lei, al di là di quel che dice la trama (è lì che lavorano davvero gli attori, su tutto quello che non sta scritto e che invece fanno passare con l’atteggiamento), capiamo un fantastico desiderio di avventura che si sovrappone con la voglia di innamorarsi con leggerezza. 

Il resto del film, la sua parte di genere, è abbastanza risibile e manca di tutto quello che rende belli i gialli, o quantomeno ne è la sua imitazione senza sforzi. È un giallo asciugato dalla tensione, asciugato dal pericolo, asciugato dalle scene d'azione, dal sangue e dal perturbante. Un giallo pomeridiano per signore, dai colti riferimenti tra il cinema e il fumetto (a un certo punto compaiono anche un paio di poliziotti simili ai baffuti gemelli di Tintin). Che non sconvolga e non impegni. Anche il grande piano che va sventato fa sorridere, come il finalone a teatro con il tendersi di un intrigo che è internazionale sulla carta ma non nella realtà e che nel suo guardare a Hitchcock fa sorridere per l’ingenuità delle ambizioni.

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