Mister Felicità, la recensione
Nonostante sia destinato ad ottimi incassi Mister Felicità si presenta come un film pieno di problemi, rimaneggiato, trascurato e dal ritmo diseguale
I primi due film pensati e girati intorno alla sua comicità da Francesco Ranieri Martinotti (Ti Lascio Perché ti Amo Troppo e La Seconda Volta non si Scorda Mai) già mostravano una voglia di inserire Alessandro Siani in parti di Napoli poco usate, meno classiche e con una personalità da formare. Da quando però il comico ha preso il controllo totale dei propri film, la scelta della location è diventata parte integrante della storia.
Mister Felicità è un film che tira i remi in barca ripetendo molte dinamiche di Il Principe AbusivoDel resto Mister Felicità è un film che tira i remi in barca ripetendo molte dinamiche di Il Principe Abusivo, specie quelle che vedono un Siani povero e svogliato (con onnipresente berretto dove in quel film aveva invece sempre il cappuccio della felpa in testa) in un contesto altolocato e ricco. E anche più nel complesso si rivela produttivamente trascuratissimo (nonostante le fantastiche prospettive di botteghino), a cui l’intervento in sceneggiatura di Fabio Bonifacci (in qualità di rammendatore di copione, immaginiamo) sembra aver portato pochissimo. Parliamo di un film in cui un personaggio comprimario (Carla Signoris), caratterizzato da una capigliatura pensata per riflettere la propria personalità in stile Rebecca la Prima Moglie, ad un certo punto compare con tutt’altra testa senza alcun motivo. Solo una voce aggiunta in doppiaggio mentre chi la pronuncia è di spalle giustifica il tutto blandamente dicendo: “E che è? Hai cambiato pettinatura?”. E basta.