Mistaken for strangers, la recensione

Il film di The National non è un documentario rock, non è nemmeno un documentario ma un film di finzione mascherato (male) da rockumentary. E anche come film di finzione non è un granchè

Critico e giornalista cinematografico


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Innanzitutto una precisazione: Mistaken for strangers è un fintodocumentario che si nutre proprio della propria illusione di realtà, cioè la finzione piega leggermente i fatti (i protagonisti sono davvero fratelli, gran parte del raccontato è vero) e dà una spinta al vero per farlo diventare racconto modificando i caratteri coinvolti (specie quello del protagonista) così da creare rapporti fasulli in un contesto reale. Inoltre Mistaken For Strangers nonostante sia il primo film di The National non è un documentario rock, la musica è totalmente marginale, poco presente e anche quando è in scena l'impressione è che non sia la protagonista.

Detto ciò il film di Tom Berninger va preso per quel che è, ovvero il tentativo di raccontare la storia del rapporto tra due fratelli modificando quello che esiste tra Tom (regista e protagonista) e Matt (cantante del gruppo). L'operazione è brandizzata The National perchè a tutti gli effetti prodotta dai membri del gruppo e quindi in un certo senso in linea con lo spirito raffinato della band (il finto documentario vorrebbe sfruttare i principi e le regole tracciati da Werner Herzog) e cercare di costruire un'immagine complessa del suo leader attraverso un personaggio finto. Non è in questo diverso da quel che facevano Mick Jagger o Sting quando accettavano parti nei film.

Mistaken for strangers però non è un esperimento realmente riuscito. Suona molto grottesco e fasullo, è difficile da prendere sul serio sia nella messa in scena (il protagonista, Tom, non ha nessuna credibilità come persona vera e in ogni scena sembra un personaggio da film quale è), sia nei suoi presupposti teorici (raccontare un rapporto complicato tra fratelli).
Tom infatti viaggia assieme alla band del fratello come roadie ma riesce a rovinare ogni cosa, sembra esistere solo all'ombra di Matt e ha un modo passivo-aggressivo di soffrire e manifestare le difficoltà relazionali. Nell'ottica del documentario tutto dovrebbe sfociare in un'ode al legame familiare, allo starsi vicini senza farlo davvero e all'instancabile maniera in cui due fratelli cercano di sostenersi.

Come accade nei casi peggiori però la distanza tra intenzioni e risultati è forte e Mistaken for strangers non trova praticamente mai quel che cerca. Anche l'elaborata e toccante sequenza finale di Matt tra la folla di un concerto (che chiude il film con un anelito di speranza che non pare tale davvero) sembra suggerire che un film più elaborato, dichiaratamente finto e paradossalmente più canonico sarebbe stato maggiormente nelle corde di Tom, almeno più di questo difficile pastrocchio simil-autoriale e poco riuscito, mascherato (male) da documentario rock.

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