The Mist
Una misteriosa nebbia nasconde delle creature assassine e blocca decine di persone in un supermercato. Tratto da Stephen King, un horror con diversi difetti, ma con un finale molto coraggioso...
Recensione a cura di ColinMckenzie
TitoloThe MistRegiaFrank DarabontCastThomas Jane, Marcia Gay Harden, Laurie Holden, Andre Braugher, Toby Jones, William SadlerUscita10 ottobre 2008Curioso. In mezzo a tanti horroracci fatti coi piedi e pronti solo a sfruttare il mercato degli appassionati, un prodotto imperfetto ma interessante come The Mist ottiene solo 25 milioni di dollari negli Stati Uniti e deve aspettare un anno per arrivare da noi. Ancora più strana la carriera di Frank Darabont: adorato da pubblico e critica grazie a Le ali della libertà e Il miglio verde, sta ancora pagando il flop di The Majestic (film mediocre, ma non così catastrofico) e il fatto di aver visto la sua sceneggiatura di Indiana Jones 4 messa da parte da George Lucas.
Dove il film funziona meglio è sicuramente nel rapporto tra i vari personaggi. Infatti, da esterna che era, la minaccia diventa interna, grazie ad un clima di tensione costruito bene e che riesce a non scivolare quasi mai nel camp involontario (come capita spesso con questi prodotti), soprattutto grazie ad un cast notevole. D'altronde, non sono molte le pellicole horror che possono vantare un premio Oscar come Marcia Gay Harden (che però alla fine risulta un po' eccessiva), Andre Braugher (la serie televisiva Homicide, I fantastici quattro e Silver Surfer) e Toby Jones (Infamous - Una pessima reputazione). Insomma, come spesso avviene nei romanzi di Stephen King, le rivalità e le paure umane sono alla base di azioni drammatiche e ripugnanti, qui descritte efficacemente. Peccato per l'incredulità (poco convincente) che all'inizio alcuni personaggi provano verso le parole del protagonista.
Così, si arriva ad un finale che rappresenta bene pregi e difetti del film. La scelta di chiudere una pellicola in maniera così pessimista è sicuramente coraggiosa e degna di lode, in un panorama di conclusioni rassicuranti che abbondano in melassa. Ma c'è l'impressione di una certa programmaticità poco naturale, tanto che la risoluzione non sembra del tutto convincente. E poi Thomas Jane, che fino a quel momento reggeva bene il peso del film, in quei frangenti rivela tutti i suoi limiti interpretativi. Inoltre, per quanto mi possa piacere, credo che il fatto di sentire la musica di Lisa Gerrard ovunque, dopo il successo del Gladiatore, risulti un po' fastidioso e banale.