Misfits 3x03, "Episode Three": il commento
Cosa accadrebbe se l'universo classico dei supereroi e quello di Misfits si scontrassero? Ecco la base su cui è costruito il terzo episodio della nuova stagione...
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Questa la domanda posta dall'insicuro, sfigato e mediocre Peter (coincidenza o no, il pensiero va all'altro Peter - Parker - della Marvel) alla quale, suo malgrado, si ritroverà a rispondere Simon, in quella che senza dubbio rappresenta la migliore puntata di questa terza stagione. Misfits, come auspicato alla fine del commento della settimana scorsa, rilegge se stesso, e lo fa alla sua maniera, mettendosi a confronto con quel mondo dal quale è nato, ma che ha immediatamente rinnegato insieme al corollario di regole non scritte che lo dominavano. Chiamare in causa quell'immaginario, quel decalogo del "perfetto supereroe", quella purezza d'intenti tanto attesa quanto irrealizzabile, è qui solo l'ennesima occasione per ribadire fortemente il proprio no e la propria autonomia rispetto a schemi classici nei quali, piaccia o meno, questa serie non si ritroverà mai.
Ancora lontano dal diventare il future Simon che ben conosciamo, l'ex ragazzino insicuro ormai uomo si allena nel quartiere quando, all'improvviso, viene messo in allerta da un tentativo di rapina ai danni di un giovane, Peter appunto. Sventato il crimine, Simon sente di aver salvato non solo una semplice persona, ma un individuo speciale con il quale potrebbe condividere quel legame d'amicizia che non è mai riuscito a provare con nessun'altra persona del suo sesso (Curtis, ma soprattutto Nathan e Rudy non sono mai stati candidati ideali). Quasi gli crediamo quando chiede a Peter di diventare il suo migliore amico, quando lo conduce al suo rifugio segreto dopo che l'altro ha capito la sua identità segreta, quando si allontana sempre di più dal gruppo e da Alisha per passare più tempo con qualcuno che condivida come lui l'ideale di supereroe. Simon infatti nel gruppo è sempre stato quello che maggiormente ha preso a cuore il dono piovuto letteralmente dal cielo, forse l'unico a credere che servisse a far qualcosa di buono, a rendere il mondo un posto migliore, un pò come le persone straordinarie di cui Peter ama leggere le avventure.
L'intera puntata, non volendosi limitare ad una lettura superficiale, rappresenta il profondo e intimo confronto di Misfits con se stesso, con le sue origini, rappresentate da Peter, e con il suo futuro, rappresentato dall'ineluttabile destino che incombe su Simon. Liberata nel confronto finale con la sua nemesi la donzella in difficoltà (ancora una volta Peter, e gli autori, irrompono nella storia giocando con gli stereotipi), in un finale che non è nè glorioso nè ottimista, ma crudele e freddo come Misfits ci ha abituato nei suoi migliori momenti, Simon torna finalmente ad essere quello di un tempo, determinato ma consapevole della sua fine imminente. Promette ad Alisha che non la lascerà, che tutto andrà bene, ma, spaventato per ciò che sta per compiersi (completamente diversa la sua reazione rispetto a quando parlava con Peter e affrontava con spavalderia il suo futuro), sa bene che, in qualche modo (forse una rocket scientist di nostra conoscenza lo aiuterà), dovrà prima o poi tornare indietro nel tempo e dare la sua vita per la persona che ama.