Misericordia, la recensione I Cannes 77

La nostra recensione di Misericordia, il nuovo film di Alain Guiraudie presentato al Festival di Cannes 2024

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La nostra recensione di Misericordia, il nuovo film di Alain Guiraudie presentato al Festival di Cannes 2024 nella sezione Cannes Premiere

C'è un ritorno di un giovane, Jérémie, nella propria città natale, ma non è un ritorno dalla propria famiglia: l'occasione è il funerale dell'ex-capo della panetteria di un piccolo villaggio. C'è il suo desiderio di fermarsi dopo la cerimonia, alloggiando dalla moglie dell'uomo e dal loro figlio, Vincent, a cui il protagonista non sta simpatico. Il suo obiettivo è rilevare l'attività o andare letto con la madre? C'è infine il più classico dei preti di paese, avvezzo al cibo e al bere più che alle messe, che comincia però a mostrare interesse per il ragazzo.

Tutto dunque sembra percorrere territori battuti, ma in verità nulla è come sembra in Misericordia, nuovo film di Alain Guiraudie. Il cineasta francese, venuto alla ribalta dieci anni fa con Lo sconosciuto del lago, prosegue la sua operazione di "accessibilità" dei suoi lavori iniziata con il precedente Viens, je t'emmène: narrazione più fluida e uno stile meno ricercato, film altrettanto sfaccettato. In Misericordia si parte da situazioni consolidate per inserire uno scarto, un elemento di disturbo che causa una deviazione da quanto ci potremmo attendere. Si creano dinamiche e relazioni non convenzionali, con tratti assurdi ma in fondo verosimili, che il regista ci invita ad accettare. Ci sono poi scene a tavola piene di tensioni e non detti, fraintendimenti causati dall'awkwardness del protagonista (un bravissimo Félix Kysyl): la messa in scena glaciale e chirurgica si avvicina a territori eerie (inquietanti), ma senza mai scivolare nell'horror o nel grottesco. A prevalere è sempre l'umanesimo del regista: Guiraudie non giudica con disprezzo i personaggi, li ritrae con una compassione tale da non renderli ridicole macchiette.

Al centro della storia c'è in particolare l'omosessualità di Jérémie, causa principale di incomprensioni e disagi nel microcosmo del paesino. Il ragazzo non ha mai fatto coming out e ritrova lì una vecchia fiamma, scontrandosi invece con Vincent, fino a un gesto estremo che cambia le coordinate della storia. Il regista/sceneggiatore però evita la facile ironia una certa arretratezza mentale della gente del posto: gli equivoci nascono dal fatto che i sentimenti repressi per lungo tempo causano grandi scompensi esistenziali, dalla solitudine e dalla malinconia di tutti i personaggi. Li vediamo fare cose e dire cose a prima vista ingiustificabili, che tuttavia nel film trovano un possibile senso logico o quanto meno non vengono demonizzate. Non ci sono spiegazioni o polarizzazioni nel cinema di Guiraudie, a cui interessa veicolare solo un messaggio: dietro le scorze dure di uomini e donne si conserva un barlume di affetto e misericordia.

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