Minions 2 - Come Gru diventa Cattivissimo, la recensione

La nuova avventura dei Minions è ancora più vecchia del già vetusto primo film a loro dedicato, del resto è la loro vocazione

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Minions 2 - Come Gru diventa cattivissimo, dal 18 agosto in sala

Ma quanto sono vecchi i Minions?

Come concetto e come ideazione proprio. Quanto è vecchio il continuo utilizzo del ribaltamento comico degli opposti come unica soluzione? La suora che è violenta, il metallaro che ascolta la classica, la signora che sembra una mamma ma in realtà è un maestro di kung fu… L’umorismo nei film della serie Cattivissimo Me, e soprattutto nei due spin-off sui Minions, funziona principalmente così, assecondando il più prevedibile e ripetitivo dei luoghi comuni della comicità: tutto si rivela il proprio opposto semiotico. Ci sono ragioni se è uno dei meccanismi più longevi dell’umorismo, eppure anche una dinamica così oliata ha bisogno di essere eseguita a dovere, ha bisogno di respirare e ha bisogno di inventiva per avere un senso. Tutti termini sconosciuti ai Minions.

E ancora: quanto è vecchio tutto questo infilare citazioni cinematografiche grossolane a uso e consumo dei genitori? Anche la Pixar o la DreamWorks Animation, che prima importarono questa soluzione nei cartoni e poi la canonizzarono allo sfinimento, cercavano di dargli una certa raffinatezza, le usavano per spiegare il senso della storia e solo poi come ricompensa per un pubblico più adulto. Con i Minions invece tutto è quel che appare, come si presenta e un referente diretto alla reazione che dovrebbe scatenare nel pubblico, non c’è mai la volontà di giocare un po’ con esso, di ritenerlo più sveglio e dargli in pasto qualcosa da elaborare invece di già elaborato. E come se non bastasse tutta questa ostentata semplicità non diventa mai nemmeno canone, non è una presa di posizione, non è una visione di mondo, non è un principio da affermare, le produzioni che coinvolgono i Minions sono basilari pensando di essere sofisticate.

Non stiamo a raccontare la trama e non perché non valga molto ma perché non conta molto proprio nel film. Dieci anni avanti rispetto al precedente film i Minion affrontano problemi che (non) risolvono con espedienti senza senso e senza nessuna maturazione personale, senza un arco e senza un vero conflitto. Ma forse non è nemmeno quello il modello di animazione a cui fanno riferimento (quello moderno, centrato sulla scrittura). La verità è che i Minions, una delle più insipide creazioni dell’animazione contemporanea ad aver avuto successo, sono dei Looney Tunes che non ce l’hanno fatta, che quell’idea di umorismo con poche parole, molto elementare e fatto di archetipi, non lo alimentano con una follia possibile solo con i disegni, né interagiscono mai con l’ambiente in modi creativi e impossibili, così da stupire e allargare il campo dell’immaginabile.

Anche a livello di scrittura nei film del franchise Cattivissimo me non c’è mai qualche idea imprevedibile, anzi, l’obiettivo è sempre dare in pasto al proprio pubblico la solita pappa scodellata, tanto rapida quanto dimenticabile, con in più una scrittura minima. Tutto nella consapevolezza che anche i bambini (come gli adulti del resto) sono disposti a farsi intrattenere e poi rimanere soddisfatti anche senza molte sofisticazioni ma con il minimo comun denominatore.

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