Mine, la recensione
Pensato con come un perfetto B movie di suspense, Mine rivela un'anima visionaria che "mette una pezza" anche alle parti meno convincenti del film
Anche se lo dirigono e lo scrivono due italiani, Fabio Guaglione e Fabio Resinaro.
Ed è americano non per la sua forma (che pure...) o perchè il protagonista è Armie Hammer ma perché contiene temi e idee che da decenni permeano il cinema statunitense. L’espediente pensato per creare salivazione nelle bocche degli spettatori potenziali (un soldato è bloccato nel deserto perché ha messo un piede su una mina, se lo solleva esplode) non è un’esclusiva oltreoceanica, Denis Tanovic già aveva girato qualcosa di simile e non è l’unico. È tutto ciò che accade al soldato semmai, le ossessioni che ne funestano la testa, le visioni, i problemi, il carico di conflitti che si porta dietro e che esploderanno nelle terribili notti desertiche, ad essere americano e a iscrivere il film all’albo del cinema statunitense.
Eppure il piccolo passo in avanti rispetto alla media il film lo fa quando oltre a narrare in maniera asciutta e stringente gli eventi si permette qualche piccola deviazione dalle gabbie (dorate!) del B movie, inventando piccole immagini che raccontano i soliti problemi con soluzioni convincenti. Sono i cani che arrivano di notte e diventano uomini intenti ad aggredirlo (in un quadretto che pare una pittura ad olio) oppure la posizione inginocchiata che il soldato è costretto ad assumere e che si carica di molti significati diversi. Lì emerge una maniera propria e unica di fare cinema, cioè di raccontare una storia usando le immagini, affiancandole per farci qualcosa di diverso e personale.
Non è difficile nel finale sentire un po’ di pesantezza per le sempre più frequenti divagazioni oniriche, i flashback e i flashforward, ma lo stesso sarebbe ingiusto farne una colpa a Mine, tanto è capace di muoversi con coscienza e intelligenza su quel crinale sconosciuto al cinema italiano che separa la necessaria ripetitività propria del genere, con l’agognata originalità dello stile.