The Millionaire

Un ragazzo indiano partecipa al quiz "Chi vuol essere milionario?" per conquistare la sua amata, ma viene accusato di frode. Pellicola ricattatoria e falsa che conferma l'ipocrisia del cinema di Danny Boyle...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloThe MillionaireRegiaDanny Boyle
CastDev Patel, Freida Pinto, Anil Kapoor, Madhur Mittal, Irfan Khan,
Uscita5 dicembre 2008La scheda del film

Essere registi europei spesso è una benedizione. Infatti, si possono fare pellicole tronfie e false, mentre i critici americani, talmente stufi dei loro prodotti in serie, ti osannano come un genio. Fino a qualche tempo fa, pensavo che Tom Tykwer (autore del sopravvalutatissimo e insulso Lola corre e dell'orrendo Heaven) fosse il maggior miracolato di questa situazione. Ma, dopo aver letto dell'entusiasmo della critica americana per 28 giorni dopo e soprattutto di questo The Millionaire, non ho dubbi che l'ambito premio vada assegnato al buon Danny Boyle, che già dai tempi di Trainspotting riusciva a far parlare di sé per i motivi sbagliati.

Recentemente, Francesco Alò si scagliava contro l'amore dei critici verso i film terzomondisti, anche quelli più brutti. Evidentemente, qui deve essere successo qualcosa del genere, peraltro per una visione dell'India che riesce allo stesso tempo a essere odiosa (la camorra napoletana, al confronto, è quasi un'associazione di beneficenza) e da cartolina. Solo Boyle poteva riuscire, in questo senso, a riprendere una bidonville in maniera così patinata e con stile pubblicitario (peraltro, con inquadrature a distanza, come se non ci si volesse mischiare con questa feccia).
L'inizio sarebbe anche promettente, con un montaggio alternato di indubbia efficacia, anche nel suscitare l'interesse dello spettatore. Purtroppo, in seguito i passaggi temporali saranno soltanto un puro esercizio cinematografico, utile per lo più a impressionare qualche spettatore convinto che si tratti di rischiosa avanguardia.

Poi, assistiamo a una serie di sventure nella prima parte che neanche in tutta la carriera di Mario Merola: morti/omicidi, sfruttamento minorile, percosse ricevute a destra e a manca (anche in scene che vorrebbero essere comiche), bambini mutilati a vita, ragazzine che si avviano verso la prostituzione e tante altre situazioni simpatiche. Ora, le cose incredibili sono due. Intanto, è ovvio che tutti questi avvenimenti (o anche peggiori) possono succedere a un bambino del terzo mondo, ma presentarle in questo modo e in una serie ininterrotta di sventure è ai limiti del (cinematograficamente) criminale. L'altra cosa interessante è che, nonostante si ritrovi in situazioni drammatiche pesantissime, il nostro eroe se la cava sempre a buon mercato. Come dire, è un puro, quindi merita di salvarsi in qualsiasi situazione, non importa quanto questo sia improbabile. Emblematico il caso dei turisti americani che sono vittime di una truffa. Lo picchiano? No, anzi lo difendono. Lo portano alla polizia? No. Giustamente (?!), lo pagano per aver fatto loro da guida.

Ma di scene deliranti ce ne sono a iosa. Il nostro Jamal, anche se magari è la persona più popolare in India, può tranquillamente stare in giro in città e nessuno lo riconosce. E che dire della scena senza senso sui titoli di coda, che non ha nessuna attinenza con il film che abbiamo visto (se non per citare gli stereotipi del cinema indiano)?
In generale, infastidisce la totale mancanza di visione sociale del film, soprattutto per quanto riguarda il fatto di poter cambiare vita semplicemente rispondendo a delle domande. Anzi, il regista sembra bearsi del fatto che un personaggio senza nessun talento e francamente stupido diventi un eroe. Difficile, in effetti, appassionarsi a un tipo che, nonostante tante vicissitudini, parla ancora con frasi romantiche da baci Perugina e riesce a ottenere tutto soltanto per un'incredibile catena di concidenze fortunate. O forse, visti i tanti consensi, il pubblico vuole proprio questo: vedere trionfare un mediocre, sperando di avere un giorno la sua stessa fortuna. 

Ma anche gli altri personaggi sono incredibili (e non è, ovviamente, un complimento). Prendiamo il fratello, che a tratti mostra un grande coraggio altruista, in altri una ferocia sconvolgente con le persone che dovrebbe amare. E' lui che ha le peggiori scene del film, tra cui soprattutto un paio che si segnalano per la loro insensatezza. 
E la donna dei sogni (fin da bambina) del nostro eroe? Sì, d'accordo, ha avuto una vita dura. Ma se non si cura di Jamal (che l'ha salvata più volte) nonostante tutte le sue dimostrazioni d'affetto e ha bisogno invece di vederlo partecipare a un programma televisivo per farsi convincere, allora forse tutto questo stona con la mia idea di romanticismo (anche qui, forse per il pubblico invece è normale).
 
Per completare il quadro, mettiamoci anche un presentatore televisivo assolutamente odioso e falso, come se si volesse renderlo uno stereotipo negativo. Peccato che qualsiasi bambino di cinque anni capirebbe che non ha senso mettere i bastoni tra le ruote a un concorrente ultrapopolare, ma che anzi bisognerebbe aiutarlo in tutti i modi a vincere, per l'ovvia pubblicità che riceverebbe il programma.

E Danny Boyle? Beh, un'idea dovreste ormai esservela fatta, ma come solito (e dire che dopo Sunshine avevo iniziato quasi a ripensarci sul suo conto) ci propone una regia francamente troppo 'piaciona' e senza personalità. Penso, per esempio, al caso dello spettacolo in cui avvengono dei furti e che poteva essere visivamente sontuoso (basta vedere come Marc Forster, in Quantum of Solace, rende una scena analoga la migliore del film).

In tutto questo, assistiamo a una trama completamente casuale e frutto (dall'inizio alla fine) di straordinarie coincidenze. Qualcuno dirà che proprio il destino è il punto del film e che Jamal emerge perché non si arrende mai. Insomma, era scritto che dovesse andare così. Si potrebbe facilmente ribattere che al cinema non è un procedimento che funziona bene, ma per una volta vogliamo essere ottimisti e speriamo che abbia ragione Boyle nel ritenere che le sofferenze nella vita saranno ricompensate a tempo debito. Se è così, il solo fatto di aver visto i suoi film dovrebbe regalarci tanta gioia e prosperità in futuro...

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