Milk
Vita privata e pubblica di Harvey Milk, il primo politico dichiaratamente gay a essere eletto in una grande città americana. Sean Penn e Gus Van Sant perfetti, in un prodotto che rappresenta la Hollywood che amiamo...
Recensione a cura di ColinMckenzie
TitoloMilkRegiaGus Van SantCastSean Penn, James Franco, Josh Brolin, Emile Hirsch, Diego Luna, Alison Pill
Uscita23 gennaio 2008La scheda del film
Su Gus Van Sant ci sono ormai due visioni contrapposte. Quella probabilmente maggioritaria, lo esalta per i suoi prodotti ultrautoriali (tra cui la Palma d'oro a Cannes, Elephant, o la biografia non dichiarata di Kurt Cobain, Last Days), in cui il tempo scorre lentamente e le vite dei personaggi vengono raccontate in maniera fredda e spesso distaccata. Sebbene sia un'opinione assolutamente rispettabile, così come i prodotti di questo tipo, devo dire di preferire assolutamente il Gus Van Sant che si 'sporca le mani' con l'establishment hollywoodiano. Per carità, non è che le cose abbiano sempre funzionato al meglio (Scoprendo Forrest era una sorta di Will Hunting 2, il remake di Psycho... beh, diciamo che non era strettamente necessario). Ma quando Van Sant ha trovato una perfetta sintonia tra le sue esigenze d'autore e una narrazione più tradizionale (e commerciale) sono arrivati probabilmente i suoi lavori migliori e più completi: Will Hunting e appunto questa pellicola.
Forse, nella seconda parte si ha l'impressione che Van Sant si 'soffochi' un po', limitando il suo lavoro e risultando meno convincente. Va detto, però, che questa scelta stilistica è perfettamente in sintonia con la storia, quando Harvey Milk deve conciliare (talvolta senza riuscirci) il suo ruolo pubblico con la vita privata. Certo, di sicuro nel finale la metafora della Tosca risulta un po' troppo pesante e il climax avrebbe meritato una minore retorica. Ma sono peccati veniali, soprattutto considerando che Van Sant è riuscito a fare tutto questo con soli 15 milioni di dollari di budget, che vengono gestiti benissimo e che sullo schermo sembrano almeno il doppio.
Per il resto, Emile Hirsch dimostra ancora una volta di essere uno dei migliori attori della sua generazione e anche uno dei più bravi a scegliersi i ruoli (vabbeh, quel film lunghissimo e coloratissimo recente ce lo dimentichiamo volentieri). Josh Brolin, nel tempo non enorme a sua disposizione, riesce a creare un ritratto interessante di un personaggio fondamentale nella storia. E se Diego Luna è una conferma, ho l'impressione che questa prova possa lanciare definitivamente Alison Pill nell'olimpo delle giovani attrici più interessanti di Hollywood. Ovviamente, impossibile dimenticarsi di James Franco, che nello stesso anno passa ottimamente da un prodotto come Strafumati a un titolo del genere e, oltre a un'interpretazione memorabile, ha anche la battuta migliore di tutto il film. Speriamo che se lo ricordi anche l'Academy e non limiti le sue scelte interpretative al solo Penn...