Un Milione di Modi per Morire nel West, la recensione

Il milione di modi per morire nel West di MacFarlane è un unico lungo attacco alla mitologia delle grandi radici americane, finalizzato ad uccidere l'aura di autenticità del vecchio West

Critico e giornalista cinematografico


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Prima una serie animata, poi un film dal vero in cui doppia un personaggio animato e ora un film in cui è protagonista in carne ed ossa. Non ci poteva essere ingresso più graduale ma in un certo senso più coerente per Seth MacFarlane, di tappa in tappa ha infatti sempre mantenuto il suo umorismo caratteristico, quello che prima attribuivamo ai Griffin ma con il tempo abbiamo capito essere la sua firma.

Un milione di modi per morire nel West in particolare parte da un titolo fenomenale per condurre un trama molto canonica in un maniera che cerca con tutte le forze di non essere usuale, perchè quello che, si capisce, MacFarlane vuole conquistare è un diritto all'unicità, non somigliare a nessuno, non diventare come gli altri. Odia il West come periodo storico ma non come genere (lo si capisce dai dettagli e dai piccoli omaggi che la sua conoscenza è molto profonda e variegata, oscilla tra il mitico Wes Studi e il terzo Ritorno al futuro).

La sua parodia del West ha una tesi resa subito esplicita: il West è un posto ignobile, retrogrado, schifoso, pericoloso e arretrato. Si tratta di uno dei luoghi in cui meno si può desiderare di vivere, quindi in aperta contrapposizione con l'epica e la mitologia americana tradizionale, quella che identifica nella conquista dell'Ovest la radice dello spirito statunitense assieme ad una dimensione di vita autentica e sincera. Questa è la parte migliore del film, quella che al di là delle singole gag (spesso molto divertenti, tutte condotte con un gran ritmo) crea un mood che piega la parodia alla tesi del film, direziona i suoi sforzi sul medesimo percorso e riesce a dar vita così a battute e momenti comici che in pochi potrebbero permettersi, come i dialoghi in cui i protagonisti positivi con molta innocenza fanno commenti apertamente razzisti sia contro gli indiani che altre religioni. La radice dello spirito americano, il disprezzo per il diverso, i protagonisti che sconfiggono il villain con forza e intelligenza che non tollerano niente che non sia bianco, protestante e loro simile.

È il Seth MacFarlane migliore, quello che capace di prendere un argomento popolare e riuscire a trovare gli anfratti di ridicolo che ne svelano l'orrore, l'incongruità e il lato più deprecabile. Il Seth MacFarlane peggiore è invece quello che per arrivare a questo passa per una storiella esile esile, canovaccio per battute, una narrazione che sebbene caratterizzata da gran ritmo depone le armi quando proprio non sconfina nel noioso (la lunga allucinazione). Parodia del genere west ma serio quando pretende di creare momenti romantici nella maniera più ridicola, Un milione di modi per morire nel West critica (e bene) il culto di un passato e di tradizioni che non hanno niente di auspicabile ma è il primo a scadere nella cretineria più pura all'interno di una cornice (il film comico parodistico) in cui nessuno lo obbligherebbe.

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