Un Milione di Modi per Morire nel West, la recensione
Il milione di modi per morire nel West di MacFarlane è un unico lungo attacco alla mitologia delle grandi radici americane, finalizzato ad uccidere l'aura di autenticità del vecchio West
Un milione di modi per morire nel West in particolare parte da un titolo fenomenale per condurre un trama molto canonica in un maniera che cerca con tutte le forze di non essere usuale, perchè quello che, si capisce, MacFarlane vuole conquistare è un diritto all'unicità, non somigliare a nessuno, non diventare come gli altri. Odia il West come periodo storico ma non come genere (lo si capisce dai dettagli e dai piccoli omaggi che la sua conoscenza è molto profonda e variegata, oscilla tra il mitico Wes Studi e il terzo Ritorno al futuro).
È il Seth MacFarlane migliore, quello che capace di prendere un argomento popolare e riuscire a trovare gli anfratti di ridicolo che ne svelano l'orrore, l'incongruità e il lato più deprecabile. Il Seth MacFarlane peggiore è invece quello che per arrivare a questo passa per una storiella esile esile, canovaccio per battute, una narrazione che sebbene caratterizzata da gran ritmo depone le armi quando proprio non sconfina nel noioso (la lunga allucinazione). Parodia del genere west ma serio quando pretende di creare momenti romantici nella maniera più ridicola, Un milione di modi per morire nel West critica (e bene) il culto di un passato e di tradizioni che non hanno niente di auspicabile ma è il primo a scadere nella cretineria più pura all'interno di una cornice (il film comico parodistico) in cui nessuno lo obbligherebbe.