Mighty Morphin Power Rangers: Pink, la recensione

Abbiamo recensito Mighty Morphin Power Rangers: Pink, di Fletcher, Thompson, Howard e Di Nicuolo

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Mighty Morphin Power Rangers: Pink #1, copertina di Elsa Charretier

Gli anni '10 nel settore dell'intrattenimento possono essere tranquillamente definiti come l'era della nostalgia, un periodo in cui la fanno da padrone sequel, prequel, remake e reboot di film, telefilm, serie animate e fumetti realizzate tra gli anni '80 e '90, con cui una buona parte del pubblico è cresciuto. Tra le operazioni più riuscite in questa categoria - non senza un pizzico di sorpresa - inseriamo il nuovo universo a fumetti dei BOOM! Studios dedicato a Mighty Morphin Power Rangers.

Come detto in occasione della recensione del primo volume della serie principale, fin dalle prime battute questa nuova incarnazione del brand si pone sullo stesso piano delle più rinomate testate di supereroi. Il merito di questa efficacia va probabilmente imputato anche al fatto che riguardare il telefilm originale non potrebbe restituire la stessa sensazione, visto che si tratta di un prodotto senza dubbio invecchiato male: la recitazione, gli effetti speciali e la realizzazione tecnica non sono certo all'altezza dei prodotti contemporanei, e uno spettatore adulto non può che rammaricarsi di fronte alla mediocrità di qualcosa che tanto lo aveva fatto sognare nel corso dell'infanzia.

Quello che però non perde il suo fascino è la squadra, i personaggi, gli archi narrativi costruiti nel tempo e in grado di costruire una mitologia all'altezza di molti prodotti odierni. In modo molto furbo, dunque, il brand viene recuperato e arricchito attraverso i fumetti, nei quali non ci sono problemi di budget né attori che mostrano i segni del tempo, affidando il tutto a scrittori e disegnatori pronti ad affrontare il tutto con un taglio moderno.

Se questo vale per la testata principale Mighty Morphin Power Ranger, è ancora più vero per la miniserie spin-off Pink, dedicata all'originale Pink Ranger interpretato da Amy Jo Johnson (che firma l'emozionante introduzione del brossurato); sono infatti i prodotti correlati a decretare le potenzialità di sviluppo di un universo narrativo che non si limiti solo alla testata principale. La serie limitata dedicata a Kimberly Hart è stata proposta a pochi mesi dall'esordio della serie regolare dei Power Rangers e poteva tranquillamente rivelarsi un esperimento improvvisato, invece ne è uscita un'opera addirittura superiore.

Apprezziamo innanzitutto la libertà dell'universo di MMPR, che proprio con Pink dichiara la sua libertà nel raccontare storie ambientate in qualunque punto della continuity della saga: se infatti la collana portante racconta avventure inedite che si collocano poco dopo l'arrivo di Tommy nella squadra, questa miniserie ci mostra una Kimberly che si è lasciata alle spalle i Ranger ormai da mesi.

Pink RangerLa sceneggiatura Brenden Fletcher (Batgirl) e Kelly Thompson (A-Force) è scritta con grande consapevolezza: i due riportano in scena situazioni ed elementi familiari ai fan di vecchia data mescolandoli con nuovi personaggi e un ritmo narrativo concitato.

Fin dalle prime tavole ci affezioniamo alla versione "in borghese" della protagonista, al punto da non sentire quasi la necessità di vederla trasformarsi e indossare l'iconico costume. È un'eroina ben caratterizzata che funziona in solitaria così come in gruppo, pronta a lottare al fianco di alleati vecchi e nuovi.

La collocazione temporale successiva all'uscita dal team di Kimberly e di altri componenti della formazione originale classifica questo fumetto come un vero e proprio sequel, il primo a svelare cosa sia successo ai membri della squadra originale, espediente che riesce facilmente a fare leva sugli appassionati e potrebbe essere riutilizzato in futuro (meglio se con parsimonia).

I disegni di Daniele Di Nicuolo rendono estremamente dinamiche le scene d'azione, ma hanno soprattutto il pregio di far recitare i personaggi con un'espressività sempre efficace, nei momenti divertenti e leggeri quanto in quelli più intensi e drammatici. I volti non tentano di ricalcare le fattezze degli attori originali, ma trovano una loro forte identità a metà tra l'approccio realistico e quello cartoonesco. Molto ispirato anche il lavoro di design su villain, costumi e robot giganteschi che si inseriscono perfettamente nel solco della tradizione dei Power Rangers.

Il volume italiano pubblicato da Panini Comics propone inoltre una galleria con la trentina di copertine realizzate per il progetto, numerose variant realizzate con stili differenti da un gruppo di artisti alquanto eterogeneo; una dimostrazione delle potenzialità di questo brand, che potrebbe essere sfruttato per raccontare ogni genere di storia e con approcci alquanto originali.

I primi passi sono stati ottimi. Ne vogliamo ancora, sempre di più.

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