Midnight in Paris, la recensione
Dopo Londra, Venezia e Barcellona, e in attesa di Roma, Woody Allen si ferma ancora una volta in Europa per un film che trasuda romanticismo fin dalla locandina...
Dopo Londra, Venezia e Barcellona, e in attesa di Roma, Woody Allen si ferma ancora una volta in Europa per un film che trasuda romanticismo fin dalla locandina in cui la Notte Stellata di Van Gogh viene riletta ad uso e consumo dei pensieri del suo protagonista mentre, mani in tasca, guarda la Senna e una città che si sveglia.
E così se ne va da solo, entrando dentro una Parigi da cartolina che sarà pure un cliché molto americano, ma è comunque così bella da guardare che non puoi che restarne conquistato. La Villette, Montmartre, Père Lachaise, la torre Eiffel, i suoni e i colori. Tutto è magico e lo è nel vero senso della parola. In un attimo sei pronto a credere a qualsiasi cosa, anche la più incredibile e così ti lasci prendere per mano da Woody Allen e ti fai accompagnare all'interno nel suo delicato Fuori Orario à la française.
Dopotutto anche quando al cinema ti ha deluso con alcuni dei suoi passaggi a vuoto (e capita, soprattutto quando realizzi un film l'anno) sei ben consapevole che anche le sue opere meno riuscite valgono più del 90% del cinema che gli sta intorno.
Midnight in Paris è un film da gustare senza pretendere nulla, da prendere come un quadro impressionista in cui non si cerca il realismo o le forme, ma ci si accontenta della poesia.