Micmacs - La recensione

Un uomo escogita piani incredibili per vendicarsi delle persone che gli hanno distrutto la vita. La nuova pellicola di Jean-Pierre Jeunet, seppur imperfetta, è un vulcano di idee e personaggi folgoranti...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo Micmacs
RegiaJean-Pierre Jeunet
Cast
Dany Boon, André Dussollier, Nicolas Marié, Jean-Pierre Marielle, Yolande Moreau, Julie Ferrier, Omar Sy, Dominique Pinon

uscita5 gennaio 2011
La Scheda del Film

Magari non è bello iniziare una recensione con un confronto, ma facciamolo, giusto per essere chiari. Di fronte a ogni nuovo film di Jean-Pierre Jeunet non riesco a capire come la critica si dimostri spesso fredda. Penso a Tim Burton, che almeno da 10 anni non riesce a fare pellicole degne del suo straordinario passato, ma che comunque ottiene sempre giudizi positivi, quasi per contratto. E Jeunet?

Jeunet è in grado ogni volta di tirar fuori in ogni sua pellicola centinaia di idee folgoranti, che magari passano sullo schermo per una frazione di secondo. Una quantità di materiale stimolante che pochissimi registi al mondo attualmente possono vantare, con delle idee visive/visionarie che lo rendono uno dei realizzatori più eccitanti in circolazione. Tutto questo, creando storie semplici ma quasi sempre coinvolgenti e non intellettualoidi (forse, un difetto per qualcuno). Eppure, viene trattato spesso con sufficienza.

Ora, posso anche capire che Micmacs non sia un film facile e magari ruffianello (ma detto nel senso migliore del termine) come il suo successo Il meraviglioso mondo di Amelie. In effetti, a differenza di quella pellicola (ma anche di Una lunga domenica di passioni, titolo fantastico e assolutamente sottovalutato), non c'è un personaggio femminile tutto sommato piacevole e coinvolgente per il pubblico, magari portato avanti da un sentimento nobile come l'amore.

Qui, a muovere il protagonista, è il desiderio di vendicarsi dei costruttori d'armi che hanno provocato la morte del padre per una mina e il suo ferimento per un colpo d'arma da fuoco. Insomma, rimane un tema centrale quello dell'ossessione del protagonista, pronto a tutto (e in grado praticamente di far tutto) pur di raggiungere i suoi scopi. In questo caso, peraltro, si nota anche l'influenza del modello Yojimbo/Per un pugno di dollari, in cui l'obiettivo è portare allo scontro due rivali.

Così, emerge prepotentemente la prova maiuscola di Dany Boon, che dopo aver trionfato ai botteghini francesi con la regia di Giù al nord, si dimostra un attore di razza, in un ruolo che avrebbe fatto felici Charlie Chaplin e Jacques Tati. Ma tutto il cast è da applausi: i due ipocriti trafficanti d'armi Nicolas Marié e André Dussolier (assolutamente irresistibile), così come i comprimari (tra cui segnalerei la prova più trattenuta, rispetto ai suoi colleghi, di Yolande Moreau, vista ultimamente in Louise-Michel).

Ma ovviamente un film di Jeunet non sarebbe lo stesso senza delle scenografie e una fotografia da Oscar. E se Tetsuo Nagata si dimostra una piacevole sorpresa alla sua prima prova con il regista, la scenografa Aline Bonetto conferma quanto di buono ha fatto (in varie funzioni) dai tempi di Delicatessen.

Insomma, trovategli tutti i difetti possibili e magari lamentatevi di un controllo imperfetto in fase di sceneggiatura. Ma non vi lamentate della mancanza di idee del cinema moderno se poi saltate questi titoli...

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