Mia moglie è un fantasma, la recensione
Edward Hall fa tanti piccoli passi per non imboccare nessuna strada, rimanendo in un limbo creativo che è peggio di qualsiasi scelta sbagliata ma perseguita fino in fondo.
È con sprint cartoonesco e un twist femminista che Edward Hall, al suo esordio cinematografico, prova nell’arduo compito di attualizzare e fare propria la famosa pièce Spirito allegro di Noel Coward, da cui già David Lean trasse il suo adattamento nel 1945. Edward Hall, tuttavia, sebbene sia un uomo di teatro (quello shakespeariano soprattutto) ha grandissime difficoltà nel maneggiare la commedia brillante, l’ironia tagliente e i personaggi acidamente divertenti che hanno reso Coward un commediografo da libri di storia. Mia moglie è un fantasma nel suo essere un adattamento del XXI secolo ma irremovibile nel suo amore per l’originale ne viene allora fuori come un remake plasticoso e pazzoide di un precedente già datato; un tentativo di essere moderno a tutti i costi (nelle premesse, nella veste estetica) e che invece si siede o su vecchie idee o su svolte puramente no-sense.
Mia moglie è un fantasma cancella la velata misoginia che aveva Charles del film di David Lean e lo trasforma, quasi a punirlo, non solo in un perdente ma in un vero e proprio impostore, rendendo la vendetta femminile ancora più marcata. Se l’intenzione è chiara e risulta anche interessante, lo svolgimento non lo è altrettanto. I personaggi sono volubili e capricciosi come richiede la storia, ma anche il film stesso sembra procedere per caso, a tentoni. Mentre lo si guarda ci si chiede quale sia il punto, dove si andrà a finire, finché eventi improvvisi e chiuse frettolose fanno prendere svolte arbitrarie alla narrazione. Niente sembra seguire una vera logica, e così chi guarda, preso dalla confusione, finisce inevitabilmente per annoiarsi.
Il film vuole essere diverso dal precedente, eppure nonostante cambi tutto è uguale a com’era prima. Hall fa tanti piccoli passi per non imboccare nessuna strada, rimanendo in un limbo creativo che è peggio di qualsiasi scelta sbagliata ma perseguita fino in fondo.
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