Metallica - Through the never 3D, la recensione

Ben oltre il concetto di film-concerto, il grande videoclippone di Nimrod Antal sui Metallica è uno dei migliori esempi di videomusica al cinema...

Critico e giornalista cinematografico


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Qui l'idea è stata una e semplice: prendere Nimrod Antal.

Il regista di Vacancy, Kontroll e Predators non solo è un regista vero, soprattutto è uno che condivide con i Metallica un universo simbolico di riferimento, abituato a muoversi in ambienti e con storie che non stridono per nulla con tutti i riferimenti iconografici del gruppo. Per questo Metallica - Through the never, il concerto/videoclippone è uno dei pochissimi esempi di veri film-concerto godibile da chiunque a prescindere dal gradimento per la musica del gruppo.

E' ovvio che dato l'evento (solo due giorni in sala) il pubblico sarà invece soltanto quello degli appassionati della musica dei Metallica, ma il film di suo travalica immediatamente il confine portando il mondo-Metallica a tutti.

L'idea principale si basa sulla struttura classica del videoclip anni '90, quello che mescola insieme due linee di immagini: la prima è quella del gruppo che canta e suona, la seconda legata ad una pseudostoria che più che mettere in scena una trama logica e comprensibile, sballotta dei personaggi in situazioni che ben sono in armonia con la musica.

Più o meno questo fa anche Through the never. Certo le canzoni sono mostrate per intero e solo una volta finite si passa al segmento narrativo, in cui un ragazzo che lavora nell'organizzazione del concerto stesso viene mandato a prendere "qualcosa" da un furgone rimasto senza benzina in mezzo alla città e una volta uscito si troverà in una Vancouver deserta preda di una rivolta clamorosa da cui dovrà scappare. Un classico.

E' però la voglia indefessa e inarginabile di Nimrod Antal di fare cinema con questa materia a rendere straordinario Through the never. Non solo la storia è raccontata senza parole con grandissima proprietà e coinvolgimento ma anche il concerto in sè non è banale, ha una sua drammaturgia interna ed è capace di comunicare un'incertezza, un'instabilità, creando situazioni che uniscano spettacolo a recupero della dimensione "garage" che è parte del mito stesso dei Metallica.

Solo la lunga sequenza iniziale, piena di implausibili assurdità pienamente nello stile della band vale il prezzo del biglietto e subito salta sulla vetta delle migliori intro a film-concerto di sempre.

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