Mercy vol. 1: La dama, il gelo e il diavolo, la recensione
Con Mercy, Mirka Andolfo si addentra nei territori della Letteratura horror ottocentesca, aggiungendo un pizzico di H.P. Lovecraft
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Dopo averci raccontato l'amore tra opposti in Sacro/Profano e l'intolleranza interspecie in ControNatura, Mirka Andolfo torna a esplorare il tema della diversità con Mercy, il suo terzo progetto da autrice completa, edito in Italia da Panini Comics.
La cittadina di Woodsburgh viene messa in subbuglio dall'arrivo di Lady Nolwenn Hellaine in compagnia del suo assistente Mister Goodwin, pronti a insediarsi in un maniero fatiscente. Il centro abitato è inoltre sconvolto da una serie di omicidi, i quali ricordano misteriosi eventi avvenuti anni prima, quando era esplosa una miniera.
Leggi anche Intervista a Mirka Andolfo, tra l'horror di Mercy e l'umorismo piccante di Paprika | LuccaCG19
L'ambientazione del fumetto è chiaramente debitrice di opere come Crimson Peak e Bloodborne, ma tra l'algida protagonista e le scene tenebrose fa capolino una figura che sembra racchiudere il cuore dell'opera: la piccola Rory, una povera orfanella che vive al soldo di un perfido tutore - degno di un romanzo di Dickens - e che incontrerà Lady Hellaine. Tra le due si instaurerà un bizzarro legame che vediamo nascere solo nel finale di questo primo volume, ma ci sono tutte le premesse perché diventi il fulcro emotivo dell'intera storia.
La dama, il gelo e il diavolo è dunque un'ottima promessa: sono pochi gli elementi narrativi completamente delineati, giunti al termine della lettura, ma l'impressione è che siano state gettate le basi per un progetto a dir poco allettante, caratterizzato da un ritmo più rarefatto di quelli a cui ci ha abituato l'autrice.
"L'impressione è che la Andolfo stia per regalarci un progetto maturo non solo dal punto di vista delle tematiche ma anche da quello della struttura."Dal punto di vista estetico, non possiamo che prendere atto della costante evoluzione di Mirka Andolfo, la quale, pur avendo raggiunto la maturità artistica da tempo, continua a lanciare sfide sempre più ambiziose. L'artista riesce a infondere colore in questo mondo cupo senza indebolirne la potenza evocativa, e il setting d'epoca le consente di sbizzarrirsi con costumi e architetture più elaborate rispetto a quelle le che potrebbe offrire una vicenda contemporanea.
Non mancano le sequenze piccanti: brevi divagazioni che si mescolano in maniera abbastanza omogenea con gli altri elementi della storia, pur dando l'impressione di aggiungere quella componente di fanservice di cui si potrebbe fare a meno. Detto ciò, l'autrice ne fa un uso talmente ridotto che la vicenda non ne risulta particolarmente influenzata.
Se siete appassionati di Letteratura horror ottocentesca e di autori come Bram Stoker e Mary Shelley, Mercy sembra addentrarsi proprio in quei territori, aggiungendo un pizzico di H.P. Lovecraft al tutto. Sebbene il primo volume offra poche risposte e molte domande, l'impressione è che la Andolfo stia per regalarci un progetto maturo non solo dal punto di vista delle tematiche ma anche da quello della struttura. In attesa di scoprire se sia veramente così, ci rifacciamo gli occhi con le sue tavole e lasciamo galoppare l'immaginazione...