Mercurio Loi 7: La testa di Pasquino, la recensione
Abbiamo recensito per voi il settimo numero di Mercurio Loi, intitolato La testa di Pasquino
Con diversi altri personaggi - ad esempio il Dylan Dog del Pianeta dei Morti - Alessandro Bilotta ha affrontato con cura il tema della memoria: il protagonista analizza le scelte compiute fino a quel momento tessendo un bilancio delle sue esperienze come un punto d'arrivo più che un punto di partenza per altre avventure. Fino ad ora, sulle pagine di Mercurio Loi la narrazione si è sempre tenuta ben ancorata al presente, ad eccezione di piccole fughe nella memoria dei personaggi; con La testa di Pasquino, settimo numero della testata pubblicata da Sergio Bonelli Editore, avviene qualcosa di profondamente diverso e il tema di cui sopra viene vissuto come il bilancio di un'esistenza facendosi motore narrativo della trama.
A causa di una tragica perdita, due personaggi hanno la necessità di fare i conti con il loro passato. La vita che li ha accompagnati fino a quel momento non può più essere perpetuata, e per questo diviene necessario prendere provvedimenti: il primo affronta la nuova realtà attraverso una chiave di lettura legata alla poesia, aspetto della vita che non lo ha mai abbandonato e che, ora più che mai, gli consente di fare i conti con la terza età, arrivata così all'improvviso; il secondo, invece, deve calarsi completamente nelle sue responsabilità, con gli strumenti propri della vita rigida condotta fino a quel momento. Due facce della stessa medaglia fatta di ricordi, rimpianti e senso di inadeguatezza: sensazioni viscerali che affondano nell'anima degli uomini.
Massimiliano Bergamo e Nicola Righi raccontano con la stessa eleganza tutte le emozioni dell'albo, affidando alla memoria dei lettori alcune tavole di qualità decisamente alta che rispecchiano fedelmente la profondità di scrittura dell'opera.
Ancora una volta, con La testa di Pasquino, il fumetto definito un tempo "popolare" si arroga la responsabilità di proporre ai lettori un contenuto più vicino alla lirica che alla prosa, raccontando di mese in mese una macro-storia che va sorseggiata con una calma più affine alla meditazione che a quella dell'intrattenimento fine a se stesso.