Mercurio Loi 6: A passeggio per Roma, la recensione
Abbiamo recensito per voi Mercurio Loi 6: A passeggio per Roma, di Bilotta, Ponchione e Righi
Prendendo spunto dal modello del librogame, Alessandro Bilotta tesse un racconto cronometrato alla perfezione, costellato di scelte e bivi che rendono l'albo leggibile in diversi modi, ognuno con un corso degli eventi a sé stante che porta a differenti finali. In una testata che ha la dualità come centro nevralgico di ogni storia, l'autore continua a esaminare uno dopo l'altro tutti i dissidi della natura umana. In questo numero si focalizza in particolare sulle scelte: i bivi che ognuno deve affrontare durante la propria esistenza, lasciandosi trascinare dal caso o ponderando all'infinito le proprie scelte.
In questo albo, Mercurio ed il suo assistente Ottone giocano con la tesi di laurea di uno studente del professore, restando costantemente in bilico tra l'essere spettatori consapevoli di un disegno superiore che fa perdere importanza a ogni scelta e il percepire chiaramente la portata di ogni loro azione all'interno della trama.
La Roma di Mercurio Loi respira, oggi più che mai. Un mondo che vive (e muore) non scompare pagina dopo pagina, e i comprimari che incontrano i protagonisti non sempre ne conservano la memoria. Tutto entra in prospettiva, rendendo quella di Mercurio solo una vicenda tra le tante di egual valore, tutte fatte di scelte e bivi che hanno portato conseguenze importanti per chi le ha vissute, a prescindere dal loro peso nella vita di Mercurio.
In questo sesto numero, il professor Loi diventa una pedina tra le altre, mettendo in prospettiva quella sensazione legata al sentirsi speciali che ognuno ha provato almeno una volta nella vita. I protagonisti si muovono avanti e indietro nello spazio e nel tempo, con soluzioni narrative che raggiungono alti livelli di emozione e poesia che, compiendo scelte di lettura differenti, sarebbero rimaste ignote.
Non tutte le scelte, però, sono uguali: il tema del doppio resta vivo anche dichiarando al lettore che la scelta dei protagonisti è ininfluente (mossa che, in altri contesti, farebbe perdere la magia della narrazione). In quei casi, i disegni di Sergio Ponchione e i colori di Nicola Righi riescono a rendere, nella stessa pagina, ambienti che presentano il trascorrere del tempo anche nella stessa vignetta, citando con molta eleganza dei maestri come Will Eisner, senza che venga meno la coerenza visiva innescata dagli albi precedenti
Mercurio Loi è un prodotto atipico, per ricerca narrativa e qualità dei risultati. È incredibile come la qualità della narrazione diventi, numero dopo numero, sempre più curata nei minimi dettagli, apparendo allo stesso tempo di una fluidità disarmante. Di fronte ad un albo dove si crede all'incredibile, è naturale prendere in prestito le parole dello stesso Mercurio, che ancora una volta parla ai lettori oltre la quarta parete, dall'interno dell'albo:
Non pretenderai di risolvere le prove d'intelligenza con la razionalità?