Mercurio Loi 15: Ciao, core, la recensione
Abbiamo recensito per voi Ciao, core, quindicesimo e penultimo numero di Mercurio Loi
Negli ultimi giorni, Sergio Bonelli Editore ha diffuso la notizia che La morte di Mercurio Loi, in uscita a marzo, sarà il sedicesimo e ultimo numero della serie. Attualmente, sugli scaffali delle edicole e delle fumetterie, è in vendita il quindicesimo: Ciao, core, scritto da Alessandro Bilotta e disegnato da Andrea Borgioli per i colori di Francesca Piscitelli.
Come prima o poi avviene in qualsiasi buona storia, il villain ha finalmente svelato le sue carte, rendendo palese il piano ordito alle spalle del Professore e dell'intera Sciarada. Ciò comporta che la divisione netta tra il giorno e la notte, tra l'ordine e il caos, sempre evidenziata nei numeri precedenti della testata, diventi estrema: di giorno i personaggi si riempiono la bocca di parole d'amore, mentre di notte fanno la loro comparsa i più efferati istinti omicidi.
Bilotta sfrutta ogni vignetta per raccontare una tragedia condivisa, dove nessuno sembra avere la possibilità di uscirne vincitore. I disegni di Borgioli e i colori della Piscitelli procedono serrati nella stessa direzione di orrore, paranoia e disperazione, con divisioni cromatiche e di regia che rendono palese lo sviluppo di ogni singola trama parallela. Il risultato è un albo di altissima qualità, che prepara la strada al finale della serie.
Gli eventi innescati dall'omicidio avvenuto in Tempo di notte e sviluppati in Nascondino vengono portati avanti in questa storia mantenendo lo stesso tono di ragione contrapposta alla follia vista nel rapporto tra Batman e il suo acerrimo nemico Joker. Ma cosa accadrebbe se anche il Crociato Incappucciato perdesse l'ultimo barlume di lucidità, donando il suo cuore a una splendida Catwoman o a un'altrettanto bella Eva Kant, omaggiata dalla copertina di Emanuele Fior? Come potrebbe l'eroe tornare in carreggiata, senza l'aiuto del suo Robin più fidato, anch'egli ormai perduto?
Mai come nel caso di Ciao, core è impossibile dare un giudizio sulla vicenda senza osservare ciò che avviene nel suo intorno. Lo sceneggiatore romano dimostra ancora una volta l'assoluta padronanza della materia narrativa con un racconto coinvolgente e perfettamente in linea con quanto visto finora, pieno di citazioni all'archetipo dell'eroe e dei suoi comprimari, fornendo ai lettori il salto nel buio dal trampolino più alto, senza alcuna rete di sicurezza.