Mercoledì (stagione 1): la recensione
Mercoledì è una serie divertente, ma che non riesce a nascondere l'immenso potenziale sprecato a causa di una mediocre scrittura
Disponibile a partire dal 23 novembre, Mercoledì è una nuova serie Netflix dedicata all’omonimo personaggio della famiglia Addams. Creata all'interno di una serie di vignette umoristiche del 1940, Mercoledì viene ricordata dal pubblico odierno grazie all’interpretazione di Christina Ricci nei due film diretti da Barry Sonnenfeld di inizio anni Novanta. Fanciulla dal carattere tetro, Mercoledì è gradualmente mutata da “semplice” ragazzina inquietante a vero e proprio simbolo di orgoglio nei confronti della propria unicità. Una caratteristica psicologica che ritroviamo proprio nella succitata nuova serie prodotta dalla multinazionale americana.
UNA SERIE IN CERCA DI AUTORE
Il primo episodio di Mercoledì rasenta quasi la perfezione: tutti i personaggi vengono introdotti con estrema maestria, la protagonista dimostra di avere le spalle larghe per reggere una serie da sola e, più in generale, il mood che si respira unisce mistero, horror e umorismo con grande sapienza. Gough e Millar firmano una puntata che ci ha lasciati sinceramente stupiti e con il forte desiderio di continuare la stagione. Stagione che, purtroppo, non si dimostra altrettanto interessante.
Questa incongruenza, via via sempre più presente, colpisce soprattutto il personaggio di Mercoledì, che passa dall’essere una figura tetra e inquietante a una ragazzina detective dalla lingua velenosa, un po' Enola Holmes, un po' Hit-Girl. Il risultato è una trasposizione che non rende giustizia all’incipit narrativo della serie, banalizzandone lo sviluppo e virando verso una produzione fin troppo classica.
ATTORI IN SCENA
A interpretare la protagonista della serie troviamo Jenna Ortega, attrice vista di recente in You (sempre di Netflix) e nell’ultimo film di Scream. Grazie al suo volto volutamente poco espressivo e al suo piglio saccente, è difficile non voler bene a questa versione di Mercoledì. La giovane detective risulta funestata solamente da una scrittura un po’ troppo vicina a quella dei teen drama, che getta continuamente il personaggio fuori dai propri canoni che hanno sempre funzionato in passato e che, in fin dei conti, sono il reale motivo per cui ci siamo avvicinato a questo show.
Tutto il resto del cast si comporta egregiamente, divertendosi, ma senza mai davvero brillare: la maggior parte degli attori in scena si comportano come delle macchiette, scritte per avere un ruolo all’interno della storia, piuttosto che per dare la sensazione di essere personaggi reali. Tra tutti spicca però Luis Guzman, interprete di Gomez Addams che ci ha stupito in più di qualche occasione. Peccato per la già citata Christina Ricci, presente nella serie con un ruolo differente (ovviamente) rispetto ai due film degli anni Novanta, ma privo di particolare fascino e carisma. Un problema, ancora una volta, non della splendida attrice, quanto di una scrittura approssimativa.
L'UOMO DIETRO LA MACCHINA DA PRESA
Per quanto riguarda il grande nome coinvolto all’interno del progetto, ovvero quello di Tim Burton, evidenziamo come la sua mano si senta molto poco. Certo, è presente qualche trovata interessante, ma per lo più relegata ancora una volta al primo episodio. Per il resto, ci troviamo di fronte a una classica serie Netflix, che per scrittura, regia e interpretazione ci ha involontariamente riportato in mente Le terrificanti avventure di Sabrina. E questo non è necessariamente un complimento.
Mercoledì è uno show talvolta divertente, ma che non riesce a nascondere il proprio potenziale sprecato. Con una maggiore coerenza nella scrittura dei personaggi e la rimozione di un paio di episodi un po’ troppo fuori contesto, probabilmente ci troveremo di fronte alla miglior trasposizione del mondo della famiglia Addams. Il risultato realmente ottenuto, invece, è una prima stagione che riesce a strappare qualche sorriso, ma che rischia di venire dimenticata con la velocità di un doppio schiocco di dita.