Megamind - La recensione

L'eterna lotta tra un supereroe e la sua nemesi cambia improvvisamente quando... Il nuovo cartone della Dreamworks presenta alcune cose interessanti, ma con difetti già visti nei titoli precedenti...

Condividi

Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo Megamind
RegiaTom McGrath
Voci originali
Will Ferrell, Brad Pitt, Tina Fey, Jonah Hill, David Cross
Uscita17-12-2010La scheda del film  

E' sempre fastidioso pensare che hai appena visto il film che pensavi esattamente di vedere, ma ci sono casi in cui questo sembra proprio inevitabile. Lo schema di Megamind è abbastanza semplice. Si prende il maggiore successo della Dreamworks, quello di Shrek, e si mantiene la voglia di stravolgere le regole del gioco, in questo caso il racconto supereroistico. Ecco quindi che entrano in gioco i classici dei fumetti. Il modello è sicuramente Superman, fin dal racconto di origini, dall'aspetto dei protagonisti e da diverse situazioni. Ma ovviamente, come solito per questa casa di distribuzione, si riflette sul senso del racconto.

Ed ecco che si ha l'impressione di vedere uno dei tanti epigoni di Watchmen, ovviamente in chiave più satirica e meno seria/violenta. Gli Incredibili, verrebbe da chiedersi/sperare? Purtroppo no. Come spesso capita, manca una componente fondamentale: i sentimenti. Se si puntasse meno a fare i citazionisti e più a costruire un racconto, si potrebbe magari analizzare meglio le difficoltà del protagonista per tutta la sua vita, ma magari anche quelle del cameraman, un personaggio che poteva essere sfruttato molto meglio e che avrebbe potuto essere il cuore di una pellicola molto più complessa. 

Ogni tanto si vorrebbe avere un po' più di tempo per la riflessione, soprattutto perché, nei rari momenti in cui avviene, questa scelta funziona. Penso a una bella scena in cui sia Megamind che Roxanna riflettono sul loro mondo che è drasticamente cambiato e magari c'è anche spazio per un po' di silenzio, in modo da creare l'atmosfera giusta. Certo, gli sceneggiatori sembrano molto informati sull'universo dei fumetti e quindi riescono a tirar fuori anche qualche ideuzza vincente. Ma in generale siamo di fronte al solito racconto didascalico, che vorrebbe partire con un antieroe divertente (ma comunque mai come quello di Cattivissimo me) e che vira in breve tempo verso il buonismo più scontato.

Non bastano, in effetti, qualche citazione colta (il poster pseudo Obama, peraltro già lanciato nella promozione della pellicola) e i soliti pezzi musicali stranoti, peraltro chiaramente rivolti a un pubblico adulto (che sentimento dovrebbe provare un bambino di fronte a un pezzo dei Guns n'Roses o degli Ac/Dc? Neanche saprà chi sono). E ovviamente non manca mai un momento di ballo, di solito poco utile e un po' fuori dall'economia del racconto (ma sembra proprio che ci sia un obbligo contrattuale in questo senso). D'altronde, soprattutto nella prima parte, si abbonda dei soliti giochi sugli stereotipi dei generi, che vengono espressamente citati per quanto riguarda i continui rapimenti contro Roxanne, in una scena insopportabile.

In sostanza, un passo indietro rispetto a Dragon Trainer, qualcosa di meglio se pensiamo invece ai vari Madagascar e Kung Fu panda, quantomeno per il coraggio nel non avere protagonisti animali simpatici e carini. Poteva andare peggio, ma di sicuro poteva anche andare meglio...

Continua a leggere su BadTaste