MediEvil, l’imperfetto remake, perfetto per i nostalgici | Recensione

Zoppicante a livello generale, MediEvil è ammirevole per come rispetta, coccola, accontenta i fan della prima ora

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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MediEvil, l’imperfetto remake, perfetto per i nostalgici | Recensione

Esaltazione o scetticismo. Non c’erano altre reazioni possibili nell’apprendere che, presto o tardi, avremmo rivestito i panni di Sir Daniel Fortesque in un remake tanto sperato, quanto temuto vista la natura del gioco, gli anni trascorsi, le conquiste tecnologiche e ludiche effettuate nel frattempo.

Del resto, a ben vedere, MediEvil era un gioco “rotto” già all’epoca della sua prima apparizione. Se abbiamo amato la suggestiva avventura proposta per la prima volta nel 1998 su PlayStation, lo abbiamo fatto per la trama, l’atmosfera, l’ironia che permeava ogni anfratto della pur inquietante Gallowmere. I salti, il tragicomico combat system, il sistema di controllo in generale, quelli non li amavamo allora, non li avremo certo tollerati sul finire del 2019.

C’era anche dell’altro, tuttavia, una preoccupazione meno tangibile, forse, ma non per questo secondaria, che ci faceva temere che le cose potessero andare tremendamente storte in questo remake. Come abbiamo avuto modo di esprimere anche in altre sedi, MediEvil ha stregato la nostra infanzia e adolescenza anche per alcune sue piccole storture, come gli impenetrabili muri di oscurità, necessari per compensare le ridotte capacità di calcolo della console di Sony, pur così efficaci nel creare suspence; o il dilettantesco doppiaggio, che tuttavia donava carattere a ogni personaggio incontrato.

[caption id="attachment_202215" align="aligncenter" width="1024"]MediEvil screenshot Naturalmente anche la colonna sonora è rimasta pressocché invariata. Le musiche sono le stesse, ma vantano una profondità sonora impareggiabile, oltre che un arrangiamento ulteriormente arricchito[/caption]

Fortunatamente, e un po’ a sorpresa a dirla tutta, siamo di fronte a un remake semplicemente perfetto per tutti coloro che amarono il gioco originale. Zoppicante a livello generale, come vedremo, ma ammirevole per come rispetta, coccola, accontenta i fan della prima ora.

Anche per questo è bene specificarlo a chiare lettere: MediEvil è un gioco indicato a un pubblico relativamente ristretto. Come reperto museale potrà incuriosire i neofiti, che pur dovranno scendere a compromessi con le numerose problematiche che si ripresentano quasi immutate, ma solo i più anziani carpiranno appieno la magia di un’avventura che per certi versi non sembra invecchiata di un giorno.

La creatura di Sony, del resto, è figlia del suo tempo. L’art design strizza l’occhiolino ai film di Tim Burton, Nightmare Before Christmas su tutti; la colonna sonora rimanda a certe soundtrack composte da Danny Elfman; la trama non si discosta, volutamente, dai cliché dei lungometraggi fantasy girati a cavallo tra gli Anni 80 e gli Anni 90. MediEvil, insomma, è largamente derivativo, ma solo come una produzione dichiaratamente postmoderna può esserlo, infarcita com’è di ironia e comicità che permea ogni ambito della produzione, a partire dal buffo protagonista, il redivivo Sir Daniel Fortesque, chiamato a sconfiggere, questa volta sul serio, il terribile Zarok, negromante con la fissa per il potere.

"La riproposizione identica, la strenua difesa alla tradizione, coinvolge tuttavia anche il gameplay"In questo remake, ovviamente, non ci sono gli impenetrabili muri di oscurità che avvolgevano ampie porzioni di livello, sinistre fucine di chissà quali pericoli. Eppure, primo merito da riconoscere a Other Ocean Emeryville, la nebbia, la scarsa luce che caratterizza alcuni passaggi, l’inquadratura scelta, impediscono di avere una visione completa e persino corretta di ciò che si frappone tra Sir Daniel e il traguardo.

Inoltre, la maggior parte dei contenuti, è rimasta al proprio posto. Contrariamente a quanto compiuto con il criticatissimo remake per PSP, che mescolava livelli e situazioni, su PlayStation 4 ritroverete le stesse ambientazioni, personaggi, enigmi e combattimenti. Non è cambiato proprio nulla, ulteriore segno che ci troviamo di fronte a un omaggio, piuttosto che ad un titolo che ambisce a farsi apprezzare da un pubblico giovane.

In particolare, il già citato e apprezzatissimo doppiaggio è tornato in tutto il suo splendore. Quasi tutti i vecchi doppiatori, ognuno con la sua cadenza e inflessione, hanno nuovamente riprestato la loro arte al progetto. Non mancano new entry, come la voce narrante affidata all’espertissima Lani Minella, ma sono talmente tanto ben calate nella parte da dare l’impressione che avessero già collaborato ai tempi dell’originale. Vengono a mancare alcuni dialoghi secondari, come le suppliche delle “fatine” imprigionate nel formicaio, ma laddove non arriva l’adattamento, la memoria può metterci una piccola pezza.

La riproposizione identica, la strenua difesa alla tradizione coinvolge tuttavia anche il gameplay, aspetto che, a dirla tutta, avrebbe certamente necessitato di una sensibile svecchiata. A quanto pare, tuttavia, Sony ha ben deciso, anche da questo punto di vista, di rivolgersi quasi esclusivamente agli affezionati, certa di mandarli in brodo di giuggiole anche facendoli litigare con un sistema di controllo certamente superato, indiscutibilmente tutt’altro che fluido.

Un lieve miglioramento, per fortuna, c’è eccome. Calcolare i salti e la distanza con i nemici non è più l’incubo a occhi aperti di una volta. Si perde ancora qualche vita per colpe non proprie, certo, ma Sir Daniel risponde più prontamente e con maggior precisione ai comandi impartitigli. Anche il combattimento è più codificabile e non il frutto di una confuso e convulsa offensiva priva di strategia.

[caption id="attachment_202217" align="aligncenter" width="1024"]MediEvil screenshot Sì, il Demone di Vetro è ancora terrificante come un tempo[/caption]

Piccoli upgrade, insomma, che non cambiano sensibilmente la situazione, tanto più che, almeno sulla versione classica di PlayStation 4, si devono fare i conti anche con un frame rate tutt’altro che granitico. Non è raro vedere l’immagine zoppicare di tanto in tanto, sebbene la défaillance non intacchi particolarmente l’esperienza, né sporca eccessivamente lo strepitoso lavoro svolto a livello grafico. Sebbene ogni scenario e personaggio rispetti le conformità e fattezze dell’originale, il remake porta in dono una mole poligonale di tutto rispetto, oltre che effetti luce e particellari a tratti strepitosi.

Difficile riassumere questo MediEvil con un numero, con un giudizio univoco e perentorio. I neofiti avranno a che fare con un gioco suggestivo, artisticamente retrò, dal sistema di controllo macchinoso e problematico. Chi è cresciuto con il mito di Sir Daniel Fortesque, anche dopo l’ennesima morte nelle (poche) fasi platform proposte, sorriderà teneramente, coccolato da un remake che aggiorna, senza cambiare nulla.

MediEvil è insomma un perfetto omaggio, il tributo ad un’epoca finita da tempo. Un regalo rivolto principalmente, se non esclusivamente, ai fan, che completeranno l’avventura, quasi ad occhi chiusi, nel giro di poche, intense e bellissime ore. Il valore museale, tuttavia, è fuori discussione. Anche i curiosi potrebbero appassionarsi all’avventura, a patto di essere accondiscendenti verso i numerosi difetti che caratterizzano l’epopea di Sony.

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