I Medici 1x01 e 1x02: la recensione

Ecco la nostra recensione del primo e del secondo episodio di I Medici, in cui vengono gettate le basi dell'ascesa politica di Cosimo

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A grandi aspettative corrispondono, spesso e volentieri, grandi critiche. All'indomani della messa in onda dei primi due episodi di I Medici, serie anglo-italiana che ripercorre l'ascesa dell'omonima famiglia al vertice del potere di Firenze durante il Quattrocento, i commenti più taglienti si sono succeduti in rete, a rimarcare le manchevolezze - talvolta innegabili - di una serie che, comunque, ha stravinto la serata in termini di ascolti.

La vicenda che I Medici ambisce a narrare è, va detto, più che ambiziosa: la distruttiva lotta per il potere nella spietata cornice degli intrighi di corte porta alla mente un subitaneo confronto con celeberrime epopee televisive in costume, in primis quella Game of Thrones al centro di un ammiccamento fin troppo esplicito nel corso del secondo episodio della serie prodotta dalla Lux Vide.

Il paragone appare, da subito, piuttosto impietoso, a giudicare da una sequenza iniziale che vede il canuto Giovanni (Dustin Hoffman) elogiare la bellezza di un frettoloso matte painting di Firenze per poi stramazzare al suolo, avvelenato da una misteriosa figura nascosta tra i viticci. Le indagini sotterranee - ma non troppo - sull'omicidio di Giovanni sono, assieme alla costruzione di una degna cupola per l'interminata cattedrale di Firenze, i due scopi della vita del figlio Cosimo (Richard Madden), oltre che sostanza narrativa primaria della serie tv.

Parallelamente, il nuovo patriarca della famiglia Medici deve vedersela con agguerriti avversari politici, intenti alla propaganda bellica contro le forze milanesi che cingono d'assedio la città di Lucca. Ma Cosimo è, da sempre, più interessato alla costruzione che alla distruzione, pur avendo dovuto rinunciare, in giovane età, al sogno di diventare un artista nella bottega di Donato di Betto Bardi, alias Donatello (Ben Starr). Rinuncia che è andata di pari passo con l'addio alla bella lavandaia Bianca (Miriam Leone, evidentemente in scena col medesimo make-up che sfoggerà in 1993) e col matrimonio obbligato con la querula Contessina de' Bardi (Annabel Scholey), da cui nascerà Piero (Alessandro Sperduti).

A essere sinceri, non si può biasimare più di tanto il caro vecchio Giovanni per aver tarpato le ali ai sogni artistici del figliolo, almeno a giudicare dagli orridi scarabocchi che la macchina da presa inquadra senza alcuna pietà. Non che quelli di Donatello siano migliori, intendiamoci: e viene da chiedersi, di fronte a cotanta bruttezza, se il Rinascimento non sia di casa da qualche altra parte, rispetto a quanto gli autori della serie vorrebbero farci credere.

I Medici

Come in una sorta di ironica maledizione, la sospensione dell'incredulità si rompe in corrispondenza di quelli che dovrebbero essere i punti di forza di I Medici: un Richard Madden di granitica monoespressività, effetti visivi grossolani e irrispettosi della bellezza di Firenze, decantata da Giovanni all'inizio del primo episodio, qualche imprecisione storica di troppo, scelte di casting che cozzano con la presunta età anagrafica dei protagonisti. E, ancora, un doppiaggio più volte risibile, per asincronia e timbro vocale.

Tuttavia, occorre fare un piccolo passo indietro e osservare I Medici da una certa distanza, per poterne avere una visione d'insieme che, in fin dei conti, non solo non la fa sfigurare all'interno del desolato panorama televisivo italiano, ma la pone per certi versi anche al di sopra di produzioni straniere che hanno avuto l'ardire di confrontarsi con il medesimo periodo storico (decennio più, decennio meno). Dopo essere sopravvissuti a Leonardo da Vinci che si avventura in un tempio precolombiano in quel delirio kitsch che è stato Da Vinci's Demons, le licenze poetiche che I Medici si è concessa sono, per ora, ben poca cosa.

La speranza è che, nei prossimi episodi, la serie riesca a calamitare l'attenzione del pubblico sulle vicende private dei suoi - per ora insapori - protagonisti; è fuori discussione che, a parte qualche opinabile scelta dialogica - tra cui una penosa autocelebrazione di un Brunelleschi (Alessandro Preziosi) in delirio d'onnipotenza - i punti di forza della serie risiedano più nelle pubbliche glorie che non negli intimi tormenti di Cosimo e famiglia. Il che non sarebbe un male, se le intenzioni dello show non fossero di tutt'altra natura, volte a creare un mosaico di personaggi che strizzi l'occhio ai grandi racconti corali della recente serialità.

A dispetto del suo reale piano, I Medici suscita qualche emozione proprio quando cerca di far vibrare le corde più campaniliste del cuore dello spettatore, prefigurando la grandezza artistica che Firenze avrebbe conseguito grazie all'ambizione di Cosimo: sarebbe ingiusto non riconoscerle il merito di aver tentato un grande affresco celebrativo di un momento aureo, quel Rinascimento che adorna adesso i musei di mezzo mondo, forgiato però con materie prime assai poco nobili: sangue, tradimento, ricatto, usura. Materie che, ce lo auguriamo, riusciranno a costituire punti d'interesse più efficaci nel prosieguo della serie.

I Medici

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