Me And the Beasts, la recensione | Locarno 76
Alle volte un film può esistere tutto intorno ad un'idea sola, è il caso di Me And The Beasts, che in uno stile usuale trova qualcosa da dire
La recensione di Me And The Beasts, il film presentato a Locarno nella sezione Open Doors
Le bestie sono silenziose, spazzano anche per terra se serve, suonano strumenti, accompagnano e come session men realizzano il disco. Sono l’espansione della creatività del protagonista, fuoriuscito da una band ad inizio film per divergenze politiche, diventato solista ma in difficoltà con il suo vero lavoro. Deve trovare il tempo di fare questo disco, non è più il momento dei compromessi. Come Llewyn Davis dei fratelli Coen anche questo musicista cerca di sfondare a modo suo in un mondo che pare complottare contro di lui, sopporta piccole e grandi umiliazioni e sembra che tutti gli passino avanti.
Nico Manzano in questo film del 2021 presentato a Locarno due anni dopo, in un programma di valorizzazione del cinema sudamericano (Open Doors), non fa sfoggio di uno stile proprio, semmai lo prende in prestito dal bacino del cinema d’autore generico, ma fa sfoggio di qualcosa da dire, che alle volte è anche più importante.
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