Maze Runner - La fuga, la recensione
La serie di Maze Runner è costretta a rivelare le sue carte e non può più nascondersi dietro i misteri. Così, dopo un primo film interessante, tracolla
Ed era lecito aspettarsi di più.
Determinato ad essere un film di grande azione senza avere un'idea chiara di come rendere appassionanti e vitali le moltissime corse in cui sono coinvolti i personaggi (quasi un'ossessione), centrato su caratteri maschili ma incapace di rendere il loro mondo, la loro visione delle cose alla stessa maniera in cui ci riescono gli equivalenti femminili (Divergent, Hunger games, Città d'ossa, Beautiful creatures...) e infine terribilmente ricalcato su modelli precedenti, Maze runner perde tutto l'interesse in 130 minuti.
Ci sono dei ribelli, un sistema, la resistenza, le città distrutte.... Tutto lo scenario che possiamo immaginare più una motivazione per l'apocalisse che va anche oltre il concetto di "abusata", quel che manca però è un colpo d'anca che riesca a rendere quest'ambientazione (di nuovo) interessante. Va bene quella visione di futuro (per quanto abbastanza generica), vanno bene le dinamiche da surviving movie, va bene tutto, davvero, perchè in questi film non è certo l'originalità dello scenario a fare la differenza ma la maniera in cui viene interpretato per un pubblico diverso e per un fine diverso, non più un discorso universale e umanista (come fa la fantascienza classica) ma uno particolare e giovanilista, un punto di vista sul mondo da chi è nato tra i 15 e i 20 anni fa.