Maxi Tex 21: Nueces Valley, la recensione
Nueces Valley è una storia eccezionale che scava come mai prima d'ora nel passato di Tex
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Sono giusto un paio i Maxi Tex scritti da Mauro Boselli, ma non poteva che essere lui a firmare un numero fondamentale per l’intera saga del personaggio come lo è il ventunesimo. Nel giro di pochi mesi, con Nueces Valley, Il magnifico fuorilegge e Il Vendicatore, l'editor e prima penna di Aquila della Notte ha incastonato tre gemme inestimabili nel passato del protagonista, ognuna appartenente a una collana differente.
La peculiarità assoluta di Nueces Valley risiede nel suo soggetto, che scava come mai prima d'ora nelle origini dell’icona Bonelli e ci racconta eventi addirittura antecedenti alla sua venuta al mondo. La vicenda ci porta nel 1938, quando un gruppo di pionieri del West decide di stanziarsi nella fertile ma selvaggia valle che dà il titolo al brossurato; è una regione contesa - oltre che da Texas e Messico - da Apache, Comanchee, contrabbandieri e banditi. Tra quel manipolo di coraggiosi si trovano i genitori di Tex: lo daranno alla luce in quella straordinaria terra di pericoli e meraviglie che lo plasmerà nel fisico e nel temperamento, forgiandone il destino.
La fonte d’ispirazione della storia è Il passato di Tex (Tex 83, gennaio 1971), ma qui Boselli, grazie al talento di Pasquale Del Vecchio, ci mostra per la prima volta i volti del padre e della madre del Nostro: Ken Willer e sua moglie Mae. Su quest’ultima in particolare l’artista foggiano si supera regalandoci negli studi che arricchiscono l’albo e nelle sparute vignette in cui appare una donna incantevole, dolce quanto fiera, incontestabilmente la mamma del futuro ranger e guida dei Navajos.
Nueces Valley, d’altronde, è una grande epopea western che attinge a piene mani nei capolavori cinematografici del genere firmati da giganti come John Ford e Howard Hawks, attraversa mezzo secolo di storie fino al presente narrativo di Tex, e ha in Jim Bridger il filo conduttore dell’intera trama. Parliamo di una figura realmente esistita, una leggenda americana che viene chiamata a incarnare il mentore o "il Virgilio" del protagonista, come lo definisce Boselli nella sua preziosa introduzione.
L’intreccio può essere sostanzialmente suddiviso in tre atti: il primo comprende gli antefatti della nascita di Tex fino al termine della sua fanciullezza; il secondo si concentra sulla sua adolescenza; il terzo ci riporta al presente. Con Bridger incontriamo l’inseparabile compagno Jim Baker (anche lui realmente esistito), tutti e due storicamente legati a Kit Carson: esploratori e avventurieri statunitensi, entrati nel mito e nel folclore d’oltreoceano al pari di personaggi immaginari come Paul Bunyan e Pecos Bill.
Nel corso del lungo episodio ritroviamo inoltre un altro maestro di Tex come Gunny Bill e gli amici di gioventù Rod, Hutch e Dick. Vengono descritte con enorme bravura - sia dialettica di Boselli che grafica di Del Vecchio - le differenze sostanziali che riaffioreranno da adulti tra il piccolo Sam e il protagonista, più vecchio di un solo anno ma molto più intraprendente, sfrontato e audace del fratello. Nel loro rapporto e in altre particolari situazioni familiari, i due autori sanno regalarci struggenti momenti di tenerezza che accrescono e impreziosiscono la dimensione umana di uno dei più grandi eroi della letteratura disegnata.
L'albo propone oltre duecentosettanta pagine che scorrono fluide ed emozionanti, schiette e incisive come la copertina di Claudio Villa. I valori e i principi granitici di Tex non vengono mai messi in discussione, anzi, sono ribaditi con forza. Per questo non c’è ipocrisia nell’illustrarci un’epoca così complessa e contraddittoria, in cui le disuguaglianze razziali nei confronti di afroamericani e indiani sono un dato di fatto ed emergono dalla spontaneità dei dialoghi.
Non mancano neppure l’ironia e il divertimento nel porre un minorenne alle prese con una rissa o con una sua coetanea un po’ troppo impertinente. Non è una questione di politicamente corretto o meno ma di fedeltà a un periodo storico ricostruito con la consueta erudizione da parte di Boselli e raffigurato magistralmente da Del Vecchio.