Masters of the Universe: Revelation (seconda parte): la recensione

Se la prima parte di Masters of the Universe: Revelation era stata abbastanza controversa, questa seconda avrà un'accoglienza più tranquilla.

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
Masters of the Universe: Revelation (seconda parte): la recensione

Se la prima parte di Masters of the Universe: Revelation era stata abbastanza controversa, questa seconda avrà un'accoglienza più tranquilla. Un po' perché non c'è più quel senso di attesa e di novità, un po' perché questi cinque episodi tendono a dare al pubblico quello che probabilmente si aspettava fin da subito. Attenzione però a confondere questo risultato con una retromarcia totale sullo stile di L'ascesa di Skywalker. La seconda parte della serie curata da Kevin Smith è davvero una prosecuzione diretta di quanto già visto, e tutto ciò che accade lo fa in funzione di tutte le premesse già messe sul tavolo. Se questi dieci episodi fossero stati rilasciati insieme, ci sarebbero state molte meno discussioni, ma anche così questa nuova narrazione dei Dominatori dell'universo è senza dubbio da promuovere.

Si riparte da dove si era interrotta la prima stagione, da quel cliffhanger abbastanza grosso che vedeva Skeletor prendere la spada di Grayskull. L'arcinemico di He-Man e degli altri protagonisti ha adesso il potere, è diventato una versione potenziata di se stesso, e l'intera esistenza è minacciata. D'altra parte, almeno, il principe Adam è ancora vivo, e insieme ai suoi amici non ci sta ad arrendersi senza combattere. Dopo una ritirata strategica, le forze in campo si preparano alla battaglia decisiva. Il tutto attraverso confronti interni, cambi di scenario, ribaltamenti vari. Tutto tende ad un grande scontro finale.

Come detto, questa è davvero una seconda parte di quanto visto pochi mesi fa. La serie continua ad elaborare la propria narrazione oltre la struttura episodica e le caratterizzazioni immobili della fonte originale. Stavolta si è cercato di infondere una certa forza a questi caratteri e a questi personaggi. Ma, davvero, nel 2021 non si sarebbe potuto fare diversamente. Quindi tornano ad avere un certo spazio le due donne che già emergevano nella prima parte come le protagoniste maggiori: Teela da un lato e Evyl-Lyn dall'altro. Nel primo caso una donna chiamata ad assumersi un gravoso compito, a scendere a patti con le proprie responsabilità anche di fronte alla scoperta di un segreto. Nel secondo, ancora più interessante, un personaggio che da succube divisa nell'accettazione dei suoi compiti, passerà ad essere tentata dal potere.

Di fronte a queste due donne, è vero, sia He-Man che Skeletor diventano meno interessanti. Eppure la scrittura fa molto per dare loro uno spessore in più. Il principe Adam, un po' come il Thor di Thor: Ragnarok, otterrà il potere anche senza incanalarlo attraverso la spada. A quel punto si trasformerà in Savage He-Man, che tanto per restare in tema Marvel, non è altro che una specie di Hulk. Dall'altra parte Skeletor cattivo senza appello, malvagio, ridicolo e sopra le righe, con gli autori che si sono divertiti a mettergli in bocca anche monologhi deliranti sul potere e il destino. Lui, eterno sconfitto che fa anche un po' pena nel finale. Non c'è molto spazio, in appena cinque episodi, per raccontare tanto sugli altri, che però sono lì e contribuiscono a dare un certo spessore alla storia.

Avendo intervallato le prime due parti della serie (ma un cliffhanger ne annuncia una terza) con la visione di Arcane, sarebbe facile minimizzare il valore della serie. Che è vero, non ha quella forza nell'intreccio, quella regia, quello spessore narrativo che le permette di aspirare ad essere grande. Ma che ha avuto la saggezza di capire cosa può funzionare e cosa non può farlo in un reboot contemporaneo, senza inseguire il compiacimento del pubblico a tutti i costi.

Continua a leggere su BadTaste