Masters of the Universe: Revelation (prima parte): la recensione

Per molti, Masters of the Universe: Revelation non sarà quel che avevano immaginato, ma forse era la migliore strada percorribile

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Spoiler Alert
Masters of the Universe: Revelation la recensione

Forse, il modo migliore di discutere di Masters of the Universe: Revelation è fare un paragone con She-Ra e le principesse guerriere. Ancora una volta, su Netflix arriva il remake di una piccola serie cult dell'animazione americana anni '80. Come G.I. Joe o i Transformers o altre proprietà intellettuali dell'epoca, tutto torna, e tutto è destinato ad essere raccontato ancora. Eppure nulla potrà mai essere lo stesso, perché ogni storia è influenzata dal momento in cui è calata, da clima in cui si genera e trae le sue influenze. Per molti, Masters of the Universe: Revelation non sarà quel che avevano immaginato, ma forse era la migliore strada percorribile.

Ancora una volta la mente dietro il progetto proviene dal mondo del fumetto. Nel caso di She-Ra era Noelle Stevenson, qui è Kevin Smith che si è assunto il compito di realizzare una serie tv tratta dalle storie di He-Man. E se la natura del conflitto tra le forze del bene e del male rimane inalterata nella sua componente fantasy con innesti tecnologici, sono le sfumature a cambiare. Qualcosa che in She-Ra era palese ed era il manifesto dichiarato dell'opera, ma che anche qui arriverà infine. Per parlarne occorrerà entrare nel dettaglio di quel che racconta il primo episodio della serie tv e fare spoiler.

He-Man muore. Più o meno. In realtà nessuno spettatore crederà mai al fatto che l'eroe della storia venga fatto fuori insieme al suo arcinemico Skeletor nel climax della prima puntata, ma va detto che questi cinque episodi si attengono strettamente a quella premessa. Effettivamente il principe di Eternia ha sacrificato la sua vita per sventare l'ultimo piano malvagio di Skeletor, il suo segreto viene esposto a tutti, e i protagonisti della serie sono altri. Soprattutto, a volerne individuare una, sicuramente sarà Teela, che si reinventerà come mercenaria e poi verrà coinvolta in una missione molto importante.

Masters of the Universe: Revelation cambia quindi prospettiva. È episodico quel tanto che basta, ma sempre per necessità, ma elimina dallo scacchiere le due figure più importanti da una parte e dall'altra e si concentra sui personaggi secondari. Che da una parte e dall'altra saranno delle donne, pronte a prendersi la scena una volta che gli uomini sono stati rimossi dall'equazione. A differenza di She-Ra e le principesse guerriere, che faceva di certi temi una bandiera (femminismo, lotta al maschilismo tossico, personaggi LGBT), Masters of the Universe è meno caricato, ma è chiaro che qui l'intenzione è stata realizzare qualcosa di diverso dal more of the same.

Animazione e character design comunque sono migliori della serie sorella. Per il resto, come da tradizione delle serie animate su Netflix qui sono presentati pochissimi episodi, ed è difficile non promuoverli complessivamente. Kevin Smith ha costruito la sua personale "run fumettistica" applicata ad una serie cult, permettendosi varie libertà e chiudendo su un cliffhanger molto grosso.

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