Masters of Sex 4x10, "The Eyes of God" [season finale]: la recensione

La quarta stagione di Masters of Sex termina chiudendo alcune storyline principali, lasciandone altre aperte, e dimenticandosi di altre ancora

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La quarta stagione di Masters of Sex termina chiudendo alcune storyline principali, lasciandone altre aperte, e dimenticandosi di altre ancora.

Virginia e Bill hanno deciso di sposarsi: la notizia non sconvolge nessuno, e per quanto affrettata dopo la loro riconciliazione si tratta del naturale proseguimento della loro relazione. Tralasciando il coinvolgimento di Guy come wedding planner per il matrimonio, poi ridimensionato in fretta e furia come nella migliore delle tradizioni, gran parte dell’episodio è occupata dalla decisione di Art di denunciare ai superiori il piano di Nancy. Il fatto che sia la bugia sulla paternità e non una questione etica a spingere Art a tradire la moglie, la dice lunga sul personaggio.

Troppe volte in questa stagione l’azione e la trama sono state portate avanti sulla base di ripicche dei personaggi. Ad Art che la lascia Nancy risponde cercando di danneggiare la clinica, mettendo la pulce nell’orecchio a Barton a proposito della ricerca sull’omosessualità, argomento potenzialmente molto interessante che proseguirà evidentemente nella prossima stagione (se ci sarà). Il caso di Bob Drag come omosessuale “riconvertito” all’eterosessualità frana nel momento in cui Art subisce le sue esplicite avance, ma nonostante lo psicologo avverta lo studio, Virginia tace consapevolmente la scoperta a Bill, perché considera più vendibile la storia di un nuovo esperimento riuscito. Ma Barton, che ha vissuto sulla propria pelle l’omofobia e i dannosi pregiudizi medici sull’omosessualità, non ha nessuna intenzione di appoggiare una ricerca che vada nella direzione del “raddrizzamento” anziché dello studio (e dell’accettazione) della diversità. Il litigio con Bill sul finale ha come conseguenza il rifiuto di Barton di partecipare al matrimonio come testimone, e costringe Bill a ripiegare su Guy (personaggio davvero sottoutilizzato, che non si è mai elevato dalla macchietta) e ad arrivare clamorosamente in ritardo al suo stesso matrimonio.

Masters of Sex diventa una serie meno interessante nel momento in cui decide di concentrarsi esclusivamente sugli attriti psicologici tra i due protagonisti

Nel frattempo la sessione di Bill con i genitori di Virginia si rivela fallimentare: la madre e il padre di Gini vogliono cose diverse, hanno concezioni diverse del sesso, e l’insistenza di Virginia nel rifiutare un possibile divorzio appare out of character e troppo poco approfondita per rivelare davvero qualcosa sui suoi preconcetti più nascosti.

Il percorso di Libby, l’unico liberatorio e solare, giunge a una importante nuova fase, anche se forse un po’ troppo prevedibile nei suoi risvolti: la troviamo di ritorno dall’esperienza di Woodstock vestita come una perfetta, bellissima hippie con tanto di coloratissimo furgone Volkswagen, con l’intenzione di sperimentare una nuova vita: si iscriverà a Berkeley per laurearsi in giurisprudenza. A Bram la battuta più tenera che finalmente proietta Libby verso un futuro roseo e sano anche dal punto di vista sentimentale: alla legittima puntualizzazione di Libby che ha fermamente deciso di smettere di prendere decisioni in base ai desideri degli uomini, Bram risponde “allora sarò io a organizzare la mia vita attorno alla tua”, una vera e propria modernissima dichiarazione d’amore. La partenza di Libby suggerisce che potrebbe non tornare per l’eventuale quinta stagione, e sarebbe un peccato, perché il suo percorso ha più volte portato aria fresca in episodi impantanati nelle psicologie dei due protagonisti.

Tra i dispersi si segnalano Betty, la cui presenza è stata ridotta probabilmente a causa della gravidanza dell’attrice Annaleigh Ashford, e Louise, il cui arco narrativo sembra essersi arenato, utile solo a far riemergere Bill dalla sua deriva autodistruttiva. Dody ritorna ambiguamente in scena proprio alla vigilia del matrimonio di Bill, a insinuare il dubbio che non si perfettamente in sé. Masters of Sex diventa una serie meno interessante nel momento in cui decide di concentrarsi esclusivamente sugli attriti psicologici tra i due protagonisti e cessa completamente di interpretare il momento storico, l’impatto degli studi sulla sessualità, il loro legame con la rivoluzione sessuale. Questa stagione si è quasi completamente involuta sul privato dei protagonisti, e si è accanita sul personaggio di Virginia e sulla sua ambizione, appiattita in una mancanza di etica che sembra davvero eccessiva, ha tralasciato spunti interessanti ed eliminato personaggi promettenti (Helen).

Alla fine dunque ciò che rimane in sospeso per l’eventuale quinta stagione non è particolarmente allettante: un matrimonio in cui si insinua già un disequilibrio di ambizione, come dimostra l’ultima scena che vede Virginia già proiettata verso una presenza “mediatica” del marchio Masters&Johnson; Dody come potenziale stalker di Bill; una ricerca sull’omosessualità su cui Gini, Bill e Barton si scontreranno. Dopo una terza stagione già deludente, ci rimane una quarta tutt’altro che brillante, che salvo iniezioni di nuova verve nella scrittura sembra inequivocabilmente suggerire che la serie ha già esaurito il suo slancio.

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