Masters of Sex 4x07, "In to Me You See": la recensione

La recensione della settima puntata della quarta stagione di Masters of Sex, che vede Bill e Virginia scoprire dei loro emuli impostori

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In to Me You See: la strana frase che dà il titolo alla settima puntata di Masters of Sex è un gioco di parole sul termine intimacy, chiamato in causa come parola-chiave dell’approccio terapeutico-new age che tanto fa infuriare Virginia. Questo titolo esprime dunque da un lato la diffidenza di Virginia nei confronti di ogni forma di percorso pseudo-animista e spirituale, dall’altro il diffondersi di una necessità collettiva di ripensamento dei ruoli e degli stereotipi sul sesso come tramandati da una tradizione perbenista e puritana: è il vero cambiamento sociale su cui Virginia o Bill devono rassegnarsi a non avere più il controllo, pur essendo, almeno nell’universo della serie, certamente tra i principali responsabili del suo avvio. È una delle questioni più interessanti affrontate dalla stagione, che infatti rende l’episodio particolarmente compatto e tematicamente coerente.

Virginia viene messa in allarme dal linguaggio specialistico esibito da una sedicente coppia che si presenta per un colloquio alla clinica: la sua paranoia è confermata, si tratta di aspiranti psicologi sessuali venuti a “spiare”, anche se in modalità di ammiratori, il lavoro segretissimo di Masters e Johnson. Quasi come fosse lo scotto da pagare per essersi lasciati troppo distrarre dal privato, la rivelazione viene dopo che Virginia ha provato in tutti i modi di tornare a lavorare in coppia con Bill: non facendo ammenda e aprendo il suo cuore, come l’abbozzo di lettera iniziale avrebbe suggerito, ma preferendo ancora una volta il sotterfugio alla chiarezza.

Da forse troppe puntate Virginia emerge come una persona meschina e propensa a mezzi che offendono un po’ l’intelligenza sua e degli spettatori

Il tentativo di manipolazione progettato assieme ad Art non va come sperato, e su suggerimento di Bill, Gini si ritrova a fare coppia con Nancy, con la quale si trova in continua competizione, e verso la quale non esita a far pesare la propria superiorità. Da forse troppe puntate Virginia emerge come una persona meschina e propensa a mezzi che offendono un po’ l’intelligenza sua e degli spettatori; in questo caso arriva a spifferre direttamente alla moglie la confessione di Art riguardo ai suoi veri sentimenti nei confronti del matrimonio aperto.

Mentre Libby non è presente nell’episodio, si torna naturalmente sulla morte di Helen per coagulazione intervascolare disseminata e sul lutto di Betty: la bravura di Annaleigh Ashford è ancora più evidente in questo episodio che le richiede di esprimere sia infinito dolore che forza combattiva. Infatti, per riottenere sua figlia, è disposta a inscenare un matrimonio con il padre biologico, l’abituale partner in crime e “uomo-oggetto” per eccellenza, il dottor (e ora proprietario di strip club) Austin Langham, che come sempre non può fare a meno di aiutare la sua amica, nonostante i forti dubbi iniziali. Come se non facessimo già abbastanza il tifo per Betty, ci pensa un’ulteriore apparizione della madre di Helen a chiarire dove sta il giusto e lo sbagliato, con la sua arroganza e il suo rifiuto di comprendere e di prendere la mano che Betty comunque le tende.
In sottofondo, la storyline un po’ pretestuosa di Bill e Dody, ovvero l’unica ragazza che, stando a quanto racconta a Betty, gli abbia veramente smosso nel profondo le corde dell’amore: all’epoca lui le chiese di sposarlo e lei fece finta di niente, sparendo poi per sempre e spezzandogli il cuore. Ripensando alle sue scelte del passato e deciso a fare chiarezza su alcuni nodi irrisolti, Bill contatta Dody con una rispettosissima lettera, e riceve un’inaspettata reazione positiva; peccato che si metta in mezzo il marito di lei, mettendo in chiaro con Bill che ognuno dei due ha evidentemente una versione differente di ciò che successe tanti anni prima. Prematuro capire dove si voglia andare a parare, comunque certamente il plot proseguirà nei prossimi episodi.

Più interessante il tema della sfumabilità degli orientamenti sessuali, che emerge dal trattamento del paziente Bob: la scala Kinsey usata da Art, nuovo partner con cui Bill trova un’inaspettata sintonia, solleva le ire di Barton, che istigato da Guy vi vede un tentativo di “raddrizzare” l’omosessualità. La questione suggerisce a Bill di inaugurare una nuova ricerca focalizzata sulle esperienze omosessuali, che può diventare una linea narrativa promettente.

Intanto Virginia si è intrufolata in incognito a un seminario sulla coppia assieme a Nancy: la scoperta che anche suo padre è al seminario, e che il suo stesso libro l’ha spinto a farsi molte domande e a rimettere in discussione le fondamenta del suo matrimonio, è la goccia che fa traboccare il vaso. A fine episodio Virginia ha intenzione di passare all’attacco, sicura dell’invalidità scientifica dei metodi di altri soggetti che trattano i comportamenti sessuali. Va direttamente a casa di Bill, per una volta apparentemente senza secondi fini, per esporgli le sue preoccupazioni. È lei stessa stavolta a suggerire di separarsi e agire, mischiandosi con i “nemici” e studiando e documentando le applicazioni parziali, erronee e pericolose del loro metodo, dando inconsapevolmente modo a Bill di andare a indagare anche sulla misteriosa Dody. Le trame si infittiscono e sovrappongono, alcune più coinvolgenti, altre meno, ma continuano ad aggiungere carne al fuoco di una stagione particolarmente ricca di temi.

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