Masters of Sex 4x06, "Family Only": la recensione
Nellasesta puntata della quarta stagione di Masters of Sex, Bill affronta Virginia e Libby ha uno strano appuntamento
Purtroppo la reiterazione di meccanismi di comportamento tra i due in questo episodio non aggiunge niente ai percorsi individuali già tracciati nelle ultime puntate: Virginia rivuole Bill, ma nonostante lei sia convinta di amarlo la serie fa di tutto per insinuare che sia solo un modo per dimostrare a se stessa di poter ancora avere ciò che vuole, e soprattutto un’azione di ripicca nei confronti di Nancy, di cui è palesemente gelosa. Bill è dello stesso avviso, e infatti continua a rifiutare le sue avance, prima con delle scuse, poi affrontando direttamente la questione quando Virginia gli presenta addirittura la chiave della loro vecchia stanza di hotel – non importa che sia proprio quella che ha costretto Bill a dichiararsi colpevole al processo. “You don’t love me” le dice esasperato, convinto di essere per lei un ripiego, un gioco sicuro in cui rifugiarsi e poi abbandonare quando si è stancata. Un passo avanti per Bill, che sembra davvero essersi avviato verso un perocorso di presa di coscienza di una propria addiction, ovvero la dipendenza da Virginia; un’ulteriore umiliazione per lei, ormai incapace di uscire da questo ruolo di femme fatale dittatoriale e infelice.
Libby prosegue la sua scoperta dei sensi, stavolta sperimentando un campo nudisti assieme a Keller, ormai evidentemente rapito dalla personalità della donna. Paragonato al clima teso tra Bill e Virginia, e in generale all’aggressività sottesa a tutti i dialoghi nella clinica, le parti su Libby sono boccate di aria fresca e curiosità: speriamo che gli autori trattengano la tentazione di interrompere il suo percorso positivo con qualche disgrazia in agguato, come invece non sono riusciti a fare con Betty. Betty infatti va incontro a una delle tragedie più grandi che le potevano capitare, la morte di parto di Helen. Una scelta narrativa che per quanto di enorme impatto drammatico, e volto a esplorare gli infiniti ostacoli per una donna lesbica ed emancipata negli anni Settanta, appare doppiamente discutibile: sia perché in tal modo si perde la possibilità di esplorare l’omogenitorialità in un contesto ancora benpensante, sia perché non c’è davvero bisogno di alimentare ulteriormente il tropo Bury Your Gays ovvero l’infausta abitudine a far finire tragicamente i personaggi LGBT+ nelle serie TV. In qualunque direzione vada l’elaborazione del lutto, si fa fatica a non pensare che non ce ne fosse la necessità. La morte di Helen, con conseguente “rapimento” della figlia da parte dei nonni, sa di accanimento, nei confronti di Helen naturalmente, ma anche nei confronti di Betty, personaggio dalla vita difficile ma con un’invidiabile capacità di reinventarsi: questa svolta ricadrà naturalmente anche su Bill – il cui rapporto con Betty è sempre stato interessante – su Barton e su tutti gli altri, ma rischia anche di abbattere il puntello pragmatico e tagliente che alleggeriva la serietà di Bill e Virginia.