Masters of Sex 4x02, "Inventory": la recensione
La nostra recensione del secondo episodio della quarta stagione di Masters of Sex, intitolato "Inventory"
Il sogno iniziale ispirata dalle conigliette di Playboy è fin troppo didascalica per sottolineare che Bill ha tutt’altro che superato la sua relazione con Virginia. Il dottore si sta rimettendo in carreggiata ma non se la passa ancora molto bene, se non ha trovato di meglio che passare le notti nel letto-laboratorio della clinica in mancanza di altra abitazione. È lì che lo trova il figlio Johnny, umiliato per l’ennesima volta e deciso per ora a mettere in chiaro che né lui né i fratelli vogliono avere niente a che fare con lui. Anche a casa Johnson le cose non vanno troppo bene: scoperta da Tessa, Virginia ammette che il matrimonio tra lei e Dan non è mai avvenuto, ma continua a fingere di essere sposata per tutelarsi sul lavoro, dice lei, da eventuali complicazioni con Bill. Naturalmente è evidente persino alla figlia che si tratta di un intrigo destinato semmai a complicare le cose, spia della confusione sentimentale che avvolge la madre.
A questo punto Virginia sembra ancora incapace di valutare la sua vita e le sue scelte, e non se ne rende conto nemmeno quando, per l’ennesima volta, perde Tessa, ormai, a ragione, completamente disillusa e stanca di dover sopperire alle assenze fisiche e morali della madre. Dal canto suo invece Bill è ormai caduto così in basso che non può che faticosamente risalire, certamente non per merito suo, ma grazie a persone come Louise che per non si sa quale fortuna si sono trovate sul suo cammino. Il titolo si rifà a uno dei passi del percorso verso la sobrietà degli alcolisti, un rituale che ovviamente Bill disprezza, ma di cui in realtà coglie l’importanza simbolica verbalizzando finalmente tutto il dolore che ha fatto a Libby. Libby, che alla fine rompe il suo ostinato e giustificatissimo muro di silenzio per rivelare al quasi-ex-marito le sue due storie d’amore extra-coniugali: lo fa evidentemente per ferirlo, per ribattere alla sofferenza che lui le ha inflitto assumendo per una volta la parte del carnefice. È il passaggio necessario perché Bill rifletta sul male che ha fatto alle persone intorno a sé, e per accettare le sue colpe. Dolente il dialogo tra Bill e Libby sul fallimento del loro matrimonio e su ciò che è andato perso, ma nonostante una vita di chiusura e occasioni mancate, ora è forte la consapevolezza di Libby che c’è un “entire world out there”, come dimostra la sua decisione di rifarsi una vita indipendente e candidarsi come segretaria per il suo avvocato.